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«"Lontano da quel luogo ove lo sguardo di un mondo ingordo si è posato, il destino di profugo l'ha portato in altra terra ma straniera. Considerato ora quasi nullità è lì senza vedere, né poter domani raccontare ad altri la sorte di quegli eroi,' fratelli suoi che laggiù ha lasciato e che riposano in un prato intriso di sangue, ora rosso come un campo di papaveri. È un fiore isolato, sballottato, senza bandiera né protezione, a lavorare in un campo avverso come schiavo, accanto ad altro dove simili suoi cantano e ballano antichi motivi, provenienti da un tempo a lui sconosciuto e lontano. Ma lontano è anche dalle sofferenze di una terra martoriata, senza nulla, ma salvo! Ecco, allora mi chiedo se mai ci sarà castigo divino per chi con tanta avidità sfrutta gli esseri umani. È lì ora lui, senza calore né tutela, facile preda di soprusi e a rischio della sua stessa incolumità. Ma il male è ovunque, come vento disseminato per portare distruzione, che si spera non sia tale da non far più ricordare ai sopravvissuti chi eravamo! Gli eventi della storia si ripetono, è un ritorno ciclico purtroppo, anche di mostruosità e cataclismi come i nostri tempi ci stanno ampiamente dimostrando.» |
Inserita il 20/02/2017 |
Da destino avverso
un seme qui è volato,
pensar a te or non voglio
così minuto e dimenticato,
come egual non fu il fato
in quel prato laggiù
ove lo sguardo s'è posato!
Là, con loro tu non sei,
né ricordar puoi
l'estremo addio
a un pugno d'eroi,
gli uni accanto agli altri
coperti da petali rossi
che son fratelli tuoi!
Né protezione avrai
tra alte e forti spighe,
né improvvisar un ballo
dal vento cadenzato,
né udir potrai
il fruscio e il sibilar
del loro giulivo canto!
No, là tu non sei,
e ascoltar non puoi
gemiti e sofferenze
dell'intrisa tua terra,
offesa e mal nutrita
che senza amore cela
un'immane tragedia!
È il dio denaro
l'unica mano che li culla
e non vien dal cielo,
mentre a te nudo: il nulla!
Mai castigo avrà
chi flette e spezza
il debole e provato stelo?
Lontano dal prato
arginare ogni calamità
sarà tremendo,
certo meno sicuro,
là dove forza disumana
tutto par voler smembrare
senza avviso alcuno!
È l'altro atavico seme,
bestiale e violento
che foraggiato s'insinua
per far scempio
di civiltà e culture
che forse nessuno più vedrà,
né chi voi siate alcun saprà!
Stessa è la tempesta
che ciclicamente imperversa:
terrore, sangue e dolore
per ogni vita persa!
Padrone sarà allora il silenzio
e in questo bel cielo terso
il sole più non brillerà!
Neppur un alito di vento
a sussurrar ballate gioiose,
nulla più resterà sul campo
se si espanderà il rosso manto,
vasto così tanto da coprir le erose
e aride colture di una stagione ...
che già stagione più non è! |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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