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Questa è una poesia erotica: se può turbare la tua sensibilita o se non hai più di 18 anni dovresti evitare di leggerla.
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Graffiavo rugiada con le unghie,
raschiando la pozzanghera
di una ghiacciata speranza.
La pioggia infilzava il mio ombrello,
reso ragnatela
dalle schegge del gelo.
Inginocchiata a terra
da quella spinta irruente,
rividi in un attimo
il suo sfacciato sguardo.
Sorpresa, annebbiata, stupita,
scrutai le sue pupille,
alitandogli in viso.
Un abbraccio infuocato
mi bruciò l'anima.
Sentivo le mie ossa
aggrapparsi alla carne.
L' emozione scioglieva
un fiume di lacrime
sulle mie guance,
appiccicate alla sua barba.
Furono baci
masticati dall'ardore,
mentre mi trascinava
dietro al portone
del furore.
Osservati da occhi indiscreti,
volavano insulti
da volti sconosciuti.
L'ansia di un errore
mi accapponava la pelle
di terrore,
mentre scellerato quell'oblio
mi incitava a calpestare
i gradini dell'istinto.
Il pendolo segnava gli attimi
dei nostri abbracci.
Le lenzuola urlavano gioia
tra le pareti scalcinate
di una stanza pavimentata
dai nostri abiti.
Furia di sguardi
senza vocaboli
tra i cuscini
che invocavano aria.
Il tonfo sordo
brulicò all'esterno.
La mezzanotte
urlò nel vuoto
la sua fuga e la mia lacrima.
Il peccato consumato. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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