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Se, in questo mondo,
nessuno ha detto il vero,
e l’abbia fatto apposta,
non fu mai sincero.
Dire basta con credenze,
e dica a tutti noi,
se lasciò delle pendenze,
sui popoli ci furono poi,
tante guerre, e pestilenze.
Non ci fu mai il perdono,
da quando ella fece dono,
del corpo al suo compagno,
senza, nessun guadagno.
Se quel corpo spoglio,
non gli avesse ella donato,
non nasceva quel figlio,
dal fratello poi ammazzato.
Fu lui che scrisse il copione,
lui fu il regista sulla scena,
forse, per darci la lezione?
Che la vita è solo pena?
Se il mondo fosse paradiso,
forse, non sarebbe bello,
vivere la pace nel sorriso,
e ammazzare mio fratello.
Quel copione dimenticato,
ma qualcuno l’ha trovato,
nei millenni fu costretto,
rappresentare quel delitto,
scena d'un mondo in difetto,
perché così c’era scritto,
da assassini poi perpetrato.
Se nel mondo già perfetto,
e il tuo apice fosse il tetto,
dai gradini di una scala,
scendi! Nessuno t’ha detto,
scelta tua, e dirai fu destino,
come il bere tanto vino,
e aver sobrio, l’intelletto? | 
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
La riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta Legge.
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| «La religione è la metafora della vita, come essere nel mezzo sui gradini di una scala, con l'intento di salire. Nessuno ci obbliga a scendere, se lo facciamo, non può essere colpa del destino. Non esiste un copione, nessun regista, sta a noi scegliere la nostra rappresentazione nella sobrietà. Se crediamo ad un'entità superiore, non possiamo pretendere che la medesima ci salvi da catastrofe che noi stessi abbiamo provocato. Se non vuoi essere ubriaco, il bere tanto vino, non ti da la sobrietà per dire che fu il destino.» |
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