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da ‘n fazoléto scorlà dal tabaco
cavo na polsa che me torna el fià
zope de casa me lévega el straco
de tosse e fadighe che’l viajo ha smissià
Scònta do drìo del col della forca
spèta sta vale che mai no parte
che ténde el passo che torna de volta
con el còrame sbrégà de le scarpe
jiusto la jaca, comédo el capélo
ghe do na spolvrada a la braga tarlìsa
do culpi al gropo che paro al portélo
co molo i do spaghi che cèn la valisa
Se vèrde l’ ocio se ‘mpija el pensiéro
che da sta vista no l’è mai marcià
pora t’èl fato, miseria davèro!
onde gnanca a ‘ndegnarse se pol restar qua
ma se ghe penso, ‘dèso, a la fine,
no me par gnanca d’èstre marcià:
lontana la vita de là del confine
pagà do bajochi che tanto ho suà
me vardo intorno e m' intendo t'el mio
ma tuto me varda co’ l’ ocio sospèto
no son più l’omo de co’ era partìo
no me conose più gnanca el me lèto...
No son piu sta questo, no son più stà quelo,
no' son più nisùna, ne qua ne là
cognèsto partir che era on trapelo
ch’èl vivre del mondo s’a desmentegà.
Migrazione/ miraggio
Dal un fazzoletto sbattuto dal tabacco
ricavo una sosta che mi restituisce il fiato
Zolle di casa mi levigano la stanchezza
di tosse e fatiche che il viaggio ha mescolato
Nascosta dietro al colle della Forcella
aspetta questa valle che non parte mai
di guardia al passo che ritorna indietro
con la tomaia lacerata delle scarpe
Aggiusto la giacca, sistemo il cappello
e do una spolverata al pantalone liso
due colpi al magone che metto alla porta
mentre allento i due lacci che stringono la valigia
Si spalanca l’occhio si accende il pensiero
che da questo panorama non è mai partito
povero nel destino, veramente misero
dove nemmeno ingegnandosi si può rimanere
Ma se ci penso, adesso, alla fine
neanche mi sembra di essere andato via
lontana è la vita di la del confine
pagata due soldi che mi sono duramente sudato
Mi guardo intorno, mi percepisco, nel mio ambiente
però tutto mi guarda con occhio sospetto
non sono più l’uomo di quando sono partito
non mi conosce più neppure il mio letto...
Non sono più stato questo non sono più stato quello
non sono nessuno ne qua ne là
costretto a partire che ero un affarino
che il vivere del mondo ha (o che si è) dimenticato |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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