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Una bianca strada,
che tortuosa sale,
un cancello cigola
in fondo al viale.
Una donna piange
Il figlio perduto,
due lacrime solcano
quel viso abbattuto.
Anch'io, per lui
mi son fermato,
in quel momento
ho pregato.
Due alti cipressi
ai nostri lati,
come sentinelle
sono schierati.
Uno sparo, poi l'eco ...
qualcun'altro è morto,
anche per lui il cammino
è stato corto.
Torna il silenzio,
un'armonia di pace,
un profonda quiete,
ove anche il vento tace. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
La riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta Legge.
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«Questa poesia scritta il 19 gennaio 1969 fa riferimento ad un fatto accaduto anni prima.
“Ero lontano, nessuno mi chiamò, ma quell’eco era il mio pianto che tornava in quel luogo ad accompagnare una tragedia che mai mi era stata resa nota ma che profondamente ed intensamente avevo percepita. Allora ancora non capivo né potevo sapere se fosse stato quel figlio pianto a venirmi a trovare per darmi un ultimo saluto, oppure se fosse stato il mio spirito a migrare laggiù tra di loro, laggiù dove la mia gente si addolorava.
Quella la mia prima esperienza …”» |
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