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Il Vero appartiene all'eterno
e d'eterno vive il Vero.
Anche le stelle si spengono dando vittoria al buio
ed è di nuovo una valle oscura, questa valle
di un universo dove nessuna stella s’è mai riaccesa.
Si ferma il pendolo e muore il moto nel non- dondolo
tra foglie cadenti d’altro inverno che passa oltre
trascinando vite di uomini verso altro, forse la fine.
Anche uno sguardo scompare in un'anima che si spegne
falciando sentimenti che mai sono eterni, falsi sono sempre
nel loro illusorio scambiarsi d'abito come modelle in assetto da sfilata.
Sempre paiono angeliche ali come figlie del Sole,
ma le stelle non sono eterne come non lo sono ali nere
che ancora volano invisibili nella valle buia.
Dove il tutto scorre è una giustificazione per i falsi
come il bandolo che non spiega il groviglio per i veri,
ma torna solo un filo in mano senza senso e senza forma.
Dov’è, allora, il vero, eterno e mai corruttibile?
E’ nel sorriso di quel bimbo che gioca con le sue formine sulla spiaggia
e crea stampi, pupazzi e forme di sabbia che il mare cancellerà. | |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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«Stavolta scrive l'architetto Versi: ho ripreso uno scrittonoioso di Azar e l'ho riscritto a modo mio, stavolta in preda a depressione omicida per cui niente critiche ... scherzo naturalmente. Per la musica, invece, Azar è stato irremovibile perchè, secondo lui, è adatta la storia di Perceval e perchè, sempre secondo la sua razionale follia, la verità è tale solo se è eterna... e poi dice che io sono da rinchiudere con una camicia di forza. Foto di Azar» |
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