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Poesia sul tema Aspettando l'alba
Si forma all’occidente il grande fronte
d’un temporal che sembra mangiar astri,
nel cielo stellato
e il grande carro immobile coinvolto
dietro la pece è il primo a scomparire
e questa è l’ora delle macchine morte
a cui non è servito l’antigelo e sono sole
sotto la neve, carrozzerie di ghiaccio a non soffrire
affari senza senso e targhe innumeri.
E’ terso il cielo della notte, è terso
ma aumentano nubi che non sono nubi,
che incedono senza avanzare davvero
e ubriaco sento
che ora stritolano l’idra dalle dodici teste
e questa è l’ora degli abissi morti
della bestia che cade per seconda
e non urlano le balene, né le mante di ghiaccio
né le ghirlande di alghe, né i gorghi disfatti.
Ora il cielo è diviso ed anche
il pavone si spegne, dall’est all’ovest perde le penne
in parte trapunto e in parte coperto,
perdendo baldanza nel cielo deserto
e miope sento
che questa è l’ora dei morti celi
di trafitti arcobaleni nei cotoni di zucchero
d’ignorate stagioni e di droni impazziti
dei nemici sviluppi che i satelliti odono
delle eclissi tornado e dell’ultimo occhio.
Un filare di buio nel cielo
sul leone minore, sulle pleiadi illuni,
annuncia nei campi destini comuni
e se non fossi acerbo profondamente saprei
che questa è l’ora delle morte foreste
dove linfa si nutre di passi
dove spuntano funghi di ossa
e dalle coltri muschi e scuoiati destrieri...
e telegrafi folli erano alberi un tempo.
Quasi il velo è completo nel suo desolare
son relitti di stelle a resistere in cielo;
dalle chiglie sconvolte rovesciano di briciole,
dal passato rovistano il nulla
ma tu spicchi di lira e triangolo
nell’ora di altre piccole cose morte
oltre queste nubi che sembran consuete
ma forze sono troppo
compatte verso est senza un filo di vento
e questa è l’ora delle sfumature di grigio
che ho sempre avuto senza sapere:
grigio mi era il caffè del mattino e il gatto,
simil nero di strada,
grigio il rimmel di donna ed il carbone di befana, ma ora
il grande semicerchio che troneggia
ad est, dove più non si vedono stelle, gobbo
è l’unico nero. |
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