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Nel baule di metallo
dondola un cavallo;
accanto a lui sta, goffa
una bambola di stoffa.
La bambola, innamorata
si trova imbambolata;
vuole attaccar bottone
ma lui non è di cotone.
Lei si scuce un occhio
che balza come un pidocchio
ma non si attacca al legno,
quindi lavora d'ingegno.
Poiché non ha alcun dito
si lega a lui con un laccio;
ma questo non gli è gradito,
per lui è solo d'impaccio.
Lui dondola senza posa
e presto scioglie il nodo,
l'abbandono va a chi osa
per amore osare oltremodo.
Legata come un aquilone
con laccio, non un bottone;
non cucita alle sue braccia
se ne va senza lasciar traccia.
Nel baule di metallo
c'è ancora un cavallo,
ma non la bambola di stoffa
che una volta amò goffa. | |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
La riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta Legge.
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«La bambola è finita male perché ha amato qualcuno che non l'amava, si è legata con un laccio (i lacci necessitano solo di qualcuno che li leghi, e l'altra persona non essendone responsabile può anche slegarli).
Nel meccanismo del bottone invece deve esserci una fenditura nella stoffa pronta ad accogliere il bottone, quindi qualcuno che ricambi l'affetto. In più esso è cucito quindi non può essere tolto facilmente. Così l'aquilone è simile alla bambola perché si lega lui solo, però può essere slacciato e lanciato al vento. I miei ragionamenti stravaganti...» |
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