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Guardalo lì,
Lui vive intensamente
gli occhiali scuri annegano lo sguardo
i jeans segnati,
un taglio trascurato
marcato a fuoco il cuoio della cinta.
Pare sicuro,
timido da solo,
piglia colore e tono nella tana
lupo malvagio in gruppo,
s’allontana da solo,
impaurito,
un cane in- fame.
Anonimo
necessita segnarsi
di timbri, croci, ferri, uncini, sballi
ama il nero più nero con il giallo
il teschio, il rosso sangue ed i vessilli.
Vive agli estremi,
sogna l’occasione
sente l’inanità della sua via
e cerca un segno,
un modo,
una magia,
finisce sempre in preda all’ ischemia.
È lui, sì lui,
il re degl’ imbecilli
che grida,
strepitando nella calca:
la muove ottusa,
istinti primordiali
di ferro e fuoco
in frenesie tribali.
A lui serve un nemico d’additare,
un cane, un treno, un vecchio, una fanciulla,
la maglia d’una squadra,
una pattuglia
che fa da chiaroscuro alla sua brama.
Anonimo,
non sente le persone,
non coglie i volti o cerca una ragione,
vuole essere nel mondo
con rumore,
sempre respinto,
intacca con dolore.
È il kamikaze, il bullo, il depravato,
ha il viso uguale a quello della gente,
s’annida ovunque,
un viso da innocente;
considera l’umano un plus del niente.
Si ciba d’odio,
sente d’esser solo,
un prodotto mancato, un filo, un’asta,
sul nastro del consumo,
ché non basta
andare in giro a pancia piena,
costa
essere inebetiti nel creato.
“Meglio vivere un giorno da leoni”
punto focale,
centro della scena,
in un teatro che non ha padroni.
Odia lo Stato
perché lo ripone
senza speranza, senza un’occasione.
Egli l’opprime
senza lasciar segno,
gli svuota tutto, d’ogni percezione.
Privo d’autorità,
senza pudore,
sottrae respiro ad ogni sognatore
e l’orizzonte, e il bello delle aurore. | |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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