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Un treno va di stazione in stazione
come pensieri in fuga nel dopo scuola
e, finita la merenda ed anche la ricreazione,
passava a valle e spariva
lasciando fuggire oltre i monti un vuoto cervello
o dietro le parole di quella albina sempre sola col gemello
che parlava solo con me, seduto sulle scale, quando il sole era scuro.
Devo tornare su quella strada e fermarmi,
fermarmi ancora al ponte e quel mulino a ruota
scorreva l’acqua, spariva a valle dopo un giro
come un giro di giostra nelle feste di paese.
Allora tutto andava come barchette lungo il ruscello
passava un mondo come un treno che sbuffava
oltre tutto scompariva, non so dove, ma oltre
ed io restavo sospeso, vuoto e felice con le mie matite
con il cestino vuoto fino a domani per una nuova merenda
per un altro sguardo dell’albina dagli occhi chiari
per un altro giro della ruota di un magico mulino.
A sera svanivo tra le stelle di Orione e le Pleiadi.
Dove mi trovavo?
Non l’ho mai saputo!
La nebbia nascondeva insegne di strade senza nome.
La realtà era solo quella sveglia mattutina che veniva da una voce di donna:
Alzati che è tardi, il latte è già sul fuoco!
L’odore dei biscotti e del dentifricio,
un’aula delle elementari con una maestra,
A come albero, B come barca, C come cane,
una finestra dove passava un treno lasciando il vuoto
e la felicità del nulla, forse! |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
La riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta Legge.
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«Saluti dall'architetto. I miei primi due anni alle elementari in Calabra terra ai piedi di un santuario e affascinato da un mulino (nella foto)... già pensavo all'architettura!
Un blues lento per dare ritmo alla lettura e perché è il miglior ritmo musicale che esista, per me.» |
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