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Me recordo che in cusìna,
propio a rente 'l fogolaro,
za da presto, la matina,
non apèna fato ciaro,
sora on vecio caregon,
se sentàva nono Jon.
Lo ciamavan co sto nome
parché tornà dai Stati Uniti:
dalo Stato del Waiome
dove, ancora, zerti "tipi",
senza fare distinzion,
i te copa par da bon.
El pareva "assiso in trono!"
L'impizàva, alor, la pipa
opùre on toco de toscano,
aspettando che la tripa,
che la jera in bojon,
fusse pronta da piron.
Quando el fredo jera "forte":
sora i viri ca giazàva,
parché le finestre rote,
dei disegni se formava
che, gnanca on gran pitor
podèa far co' so color.
Quante volte, par fortuna,
po' ch'el s'era endormrzà,
quando, fora, za la luna
la se jera impizà,
non finì t'on fogaron
com'el fusse sul pajon.
Tuta colpa dela bronza
del toscan cascà de boca.
TRADUZIONE: Mi ricordo che in cucina, proprio vicino al focolare, già di primo mattino, alle prime luci dell'alba, sopra un vecchio seggiolone si sedeva nonno Jon. Lo chiamavano con questo nome perché era tornato dall'America, dallo Stato del Wyoming dove, ancora, certi elementi ti possono uccidere senza tanti "complimenti". Sembrava "assiso in trono!" Accendeva la pipa oppure mezzo sigaro toscano, nell'attesa che la trippa che stava cuocendo fosse pronta da infilzare con la forchetta (perché cotta al punto giusto). Quando faceva tanto freddo, sui vetri delle finestre, che gelavano perché la imposte erano rotte, si formavano dei disegni che nemmeno un gran pittore poteva imitare con i suoi colori. Quante volte, fortunatamente, poi che si era addormentato la sera, quando era già sorta la luna, non finì in un gran rogo, come fosse stato sul pagliericcio e la brace del sigaro cadutogli di bocca, avesse provocato un incendio. |
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