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Dopodomani sarà domani,
nell'iride buio della notte,
troverai ancora le mie mani,
attente a conservarti felice,
sospinte verso il ventre
dell'America grassa e gracile,
polvere di malinconie,
polvere di notti storte,
e c'era l'Est che mi voltava le spalle,
e l'Ovest troppo lungi dall'essere sfiorato,
ed ero in mezzo al nulla del mondo.
La strada si contorceva dalle risate,
vedeva donne che erano belle
giocare ancora a vendersi,
negli stessi angoli di terra
in cui le loro madri predicavano innocenti
il verbo del cielo,
ma le loro figlie ebbero il più nobile dei doni,
spalancare il mattino negli occhi di spettatori paganti,
spalancare le gambe nella corsa più veloce di sempre,
ed io sognavo di poter essere migliore
del mio vagabondo amare.
Ma ero il peggiore,
peggiore in ogni cosa,
ma nei vizi ero un meticoloso bastardo,
come mio padre,
eppure non ero che carne bianca,
pronto a farmi macellare dalla vita,
impetuosa, orgogliosa,
non concede alcun ritorno
e se lo facesse,
sarebbe per uccidermi più lentamente,
strangolandomi con le sue mani di vodka.
E dunque ritornai,
e trovai solo le mie orme,
la terra vomitava ricordi,
c'erano gli ideali che avevo amato,
stracci che avevo indossato per sentirmi invincibile,
ed un signore allo specchio con la barba rossa,
mi indicava furioso,
e la rissa mi procurò qualche fastidio,
e compresi che il mio corpo voltava le spalle
alle decadi in cui ero stato più sicuro del tramonto,
del suo poetare tra gli orizzonti infiniti. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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