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E' illudersi di non deludere
a portar le nuvole.,
eludere languide certezze,
tra le brezze profumate d'Aprile,
ad aprire cancelli arrugginiti,
a sfatare miti e piangerne,
e sorridere dei presagi,
certi che gli agi,
tra le gemme gonfie di primavera.
basteranno a comporre una nenia sincera,
tralasciando quasi tutto.
E' il freddo a vestire a lutto,
tramite una gelata improvvisa,
a guisa d'un cuore insoddisfatto,
col tatto d'un pachiderma sincero,
il centro nero di fiori bianchi,
e anime e occhi stanchi,
di lacrime d'insuccesso;
cristalli di ghiaccio riflesso,
su un tramonto,
al perpetuo orizzonte
d'una stagione indefinita,
sfinita coltre di nebbia,
fuori posto,
per l'uno,
per l'altra.
Come considerando
una persona sempre più scaltra,
senza capire,
quanto non basti,
la sensazione,
che sia tutto perfetto,
rifugiarsi in un letto troppo freddo,
e al risveglio sentir che manca quel senso d'ebbro,
quel profumo di glicine a Maggio,
col sapore che presto s'estingue,
quel che termina all'inguine
con un gemito di soddisfazione.
Sembra sia l'illusione,
dietro il gioco dei sensi,
quello che resta,
quel legno che non s'accatasta,
quel che lascia il profumo del fuoco spento,
tra immagini riciclate,
buono soltanto d'estate,
a ricordare,
il passaggio del tempo,
il promiscuo,
irriverente,
quel che per qualcuno in realtà non è niente,
illusione,
tra gesta,
presagi,
persone,
ripicche,
rinnegando anche l'ovvio movente,
d'ogni gesto sconsiderato,
guardando la luce d'un prato,
assopirsi tra il suo tepore,
senza parole,
ma col sorriso di una vita,
partita infinita,
iniziata da perdente. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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