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Fragile, lungi ancor dall’esser donna,
elfica aura, presenza eterea.
Silfide languida, tenera musa.
Calliope in fiore
germoglia ognor tra note ataviche.
Spirto mio lirico, vortice improvvido,
ragione donami del quotidian vivere.
Furia inebriante, moto perpetuo,
l’animo mio conduci ancora
a terre remote, in loci arcaici.
Solo per te l’esser mio vibra
qual corda armonica nell’aere tesa.
Solo per te l’esser mio trema
qual’ancia spinta su creste altere di mari atavici.
Solo per te l’essere mio
d’istanti teneri colmo s’inebria.
Son qui mia musa, fervida Euterpe.
Fa’ che il tuo labbro nella mia mente incida
giambici versi giammai sopiti.
E ispirazion tragga l’amor paterno
da inquieti dì trascorsi insieme
quand’anche l’aere al tuo passar fremeva.
Ordunque guardami,
ché l’occhio tuo possa ancor cogliere
sincero e vivido il lampo amico,
che ognora provvido riesca a incendere
sotto la cenere tal foco antico.
Sia soffio tenero, caldo, avvolgente
tal che fugar possa le nubi
nel cielo oscuro della tua mente.
E alfine a me trai la tua vela,
fa’ che lo zefiro spinga sollecito
l’agile prora verso colui che anela
esser per te rada sicura
via da quel mare, dall’onda in tempesta.
Deh, volgiti a me,
nel caldo abbraccio resta
tra l’anse mie,
alfin senza paura. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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«A mia figlia, quotidiano motivo di gioia, di rabbia e di amore.» |
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