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Essere in una terra senza sole
sotto un cielo di grigio monotono
senza stelle a far da rotta,
nessun nido d'uccelli in volo
intorno un morir di nenie mute
nel silenzio di terra senza fine
senza orizzonte e senza confini
in avvolgente nulla d'occhi chiusi.
Nessun menestrello e cantastorie
dirà di foreste, di valli e di monti
che mai furon in deleta memoria,
ove regna fantasia morente
Scompare ogni senso
muore voglia di percepire
e passion di muovere
fin a l'alte sfere
che mute guardano
da eterno tempo
il morente nulla
radere al suolo
la nostra anima.
Ma scorre eterno,
nascosto, ignoto
muto ed inesorabile
sotterraneo fiume
pronto a sgorgar
e inondar le morte terre
a cancellar l'orme
che ci incatenavano
a infernale cammino.
Maledico questa quiete
che divien deserto
e par dell'anima la morte.
Ricerco la più violenta
assordante tempesta
a lacerar le vele
di stolta paura, ma
sei ancor fiacco, vento!
Lacera queste vele gonfie
strappa queste vesti e graffia,
ferisci questa pelle finall'anima.
Meglio morir col tuo urlo
che nel silente nulla
d'inumana quiete.
Fino a puntare il dito
contro l'infinito,
morder l'universo
e strapparne le vesti
di leggero e falso nulla
intessute.
C'è un altro mondo
oltre tal follia
ch'appare tra le lacere vele.
C'è un'altr'anima
oltre tal putre aria
ch'attende muta e ignota.
Un urlo rende in brandelli
e disperde d'odio e rabbia
ogni cosa.
Tutto scompare!
Sogno di un veliero
che s'allontani
da questo nugolo
d'anime morte.
Spero in una stella
che la rotta indichi
fuori dell'orrido labirinto
dell'umane storie. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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