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Dal crater del Vesuvio coronata,
con il golfo che la orla davanti,
è al Tirreno Partenope abbracciata
con tre isole mitiche e sognanti.
Tal sirena sulla riva arenata,
seppe incantar gli antichi naviganti:
Ulisse nell’impervia traversata
la udì forse tra gli scogli affioranti.
Sulla sua pelle i segni del vulcano,
che sovente sconvolge la Campania,
le danno un’aria vissuta e sofferta.
La sua bellezza attirò ogni sovrano:
di brama di poter fu causa e smania...
lo sa ben pur la vicina Caserta.
Vedi Napoli e poi puoi pur morire,
perché l’anima lei ti sa rapire... |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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«Una leggenda cumana narra che Partenope, una delle sirene che avevano tentato di incantare Ulisse con il loro canto, avendo fallito il proprio obiettivo, si precipitò dagli scogli morendo. Il suo corpo trascinato dalle correnti raggiunse le rive di un villaggio di pescatori, dove oggi sorge Napoli. Gli abitanti la trovarono con gli occhi chiusi nel bianco del viso e i lunghi capelli che ondeggiavano nell’acqua. Essi la deposero in un sepolcro e la venerarono come una dea. Partenope è ancor oggi uno degli epiteti di Napoli. È da questa leggenda che nascono i versi della poesia.» |
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