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Poesia sul tema Credevo d'impazzire
| Avevo marciato svelto e agile,
mirando la curva dell'orizzonte futuribile,
corrotto dal fuso di Lachesi
che mi obnubilava i sensi
e rendeva il tempo un'inezia
da gestire a piacimento.
Poi una burrasca imprevista
mi destò dal torpore
di un sogno dalla perfezione reale
e mi scontrai con la scadenza della vita
marchiata nei tuoi occhi impauriti
dalla fame smisurata di Saturno.
Credetti di impazzire
nello scoprire
che Cloto mi aveva ingannato
per tutti quegli anni
in cui mi ero illuso
di programmar l’avvenire
senza fare col fato i conti
e su Atropo scatenar le mie ire.
Credetti di impazzire
per la sorte crudele
e le sue affilate lame
che tagliaron le nostre vele
senza darci alcuna speme
di seguire la rotta
verso le anelate mete.
Credetti di impazzire
nell'assistere da spettatore passivo
al tuo mesto abbandono
da questa terra e dal tuo corpo.
Infine,
credetti di impazzire
nello scoprire cos'è la vita,
se non un sentiero
da misurare passo a passo,
o amore da godere bacio a bacio,
o vino da sorseggiare goccia a goccia,
e gustarne con lentezza
l'essenza del momento,
che al dunque
non ci si debba rammaricar
del perduto sapore.
Adesso che so,
combatto la mia sciocca natura
per ricordare ciò che vorrei cancellare
e, nel buio dell'abisso,
trovo la forza di vivere
nel bagliore dell'istante.
E’ vita che dedico a te,
giorno dopo giorno,
e, se pur ci riesco,
gli altri mi guardano,
mi sorridono
ché pazzo mi credono. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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