Zeno mi guarda aldilà della balaustra
agita la sua coscienza
sovrapponendola alla mia...
la notte
-aveva uno strato di percezione astratta-
mi ha appena lasciato
sul letto i miei umori
formano rigoline d'asfalto
dalla finestra filtrano odori che (ri) conosco
vorrei affacciarmi
ma la tenue gravità dell'indolenza mi trattiene
una sigaretta sfacciata
mi sviene in bocca
inalo il suo mellifluo veleno
con la noncuranza elegante dell'ignoranza
l'oscurità della psiche m'avverte che sono vivo
tocco gli alluci sinistri
e me ne rendo conto...
l'alone bluastro del vivere
circonda le mie peripezie
decretandole infinite
il dolore
<le sue braccia forti mi cingono<
mi offre l'opportunità
di contare le mie lacune salmastre
ogni specchio ha il mio volto
l'acre sapore dell'insicurezza
fa delle mie identità un mazzo di carte
trentanove
il settebello manca sempre...
nell'altra camera sento il respiro della vita avventarmi
la porta è chiusa
la chiave liquefatta
ho voglia di gelato
caffè crema uno spruzzo di conseguenze
una catastrofe inaudita m'attende
scappare debbo
Marte non è poi così lontano...
Cosini mi strizza l'occhio
che voglia partir meco?