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| Troppe vittime
sul cantiere
le chiamano
morti bianche
questo del lavoro
è il ballo globale
niente diritti
pochi soldi
ma c'è chi lascia
un braccio
un occhio
il corpo intero,
danza
che ruba la vita.
Ogni giorno
tutti i giorni
vite ingoiate
in fabbrica
vite giovani e non,
cadute
stritolate.
E' una danza
da fermare
una danza esasperata
dove una madre
piange straziata
dove una moglie
si sente spogliata.
Asfalto rosso
come la fiamma
annullata
con un pugno
di segatura
per pochi centesimi
stringi la cinghia,
al sorgere del sole
una carezza
al calar della luna
non si sa chi resta.
E le chiamano morti bianche. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
La riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta Legge.
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«A tutti coloro che muoiono sul posto di lavoro, a quelle madri che restano con i cuori straziati, e a quei figli che restano soli senza appigli... Senza una parola, senza, così sono volati in alto sei Angeli... Ci hanno lasciato un grande insegnamento: andare avanti anche senza di loro perché la vita è un soffio e quel soffio va vissuto fino in fondo... ONORE ai sei Angeli di Mineo...» |
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