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Ti vorrei pregare
perché il male ci oscura
come nella tempesta
si oscura la nuvola.
Per chi ammorba la mela
con ribollente cottura
nascondendo i vapori
sotto una tonaca.
Io so, che conosci
ciò che in me muore
nel vedere schiacciata
la candida alata,
dal piede caprino
che per volgere altrove
senza alcuna pietà, l’ha calpestata.
Come "nei" purulenti
che spurgan "pus" nero
van maculando
i bianchi ermellini,
poi plasman le statue
ad immagine loro
e frustano i servi
che non fanno gli inchini.
Dal pulpito infame
la lor bava d’oro
lacrima in solchi
di falsi sorrisi,
le loro campane
stridono in coro
le note incrinate
dei Tuoi Dogmi derisi.
Dei vermi viscidi
brucan nei cuori,
dopo essere usciti
da putride tombe.
Con i loro escrementi
intrecciano allori
e si auto incoronano
tra il ruttar delle trombe.
Trascinan le menti
che baciando il gemmato
si lascian condurre
nelle lor stanze chiuse,
fan creder profumo
il tanfo impregnato
e precludono a tutti
l’annusare le rose.
Nascondon le code
frustanti e appuntite
dietro la seta
delle lor stole viola,
e le nere ali, ormai atrofizzate
le copron gli abbracci
di chi in lor crede ancora.
Nutrono bestie
nate da incesti
alle quali hanno rotto
le braccia e le gambe,
inchiodando crean crune
dov’eran gli incastri
poi infilan lo sputo
per manovrarle.
Tra la polvere, i tomi,
con le parole dorate
a cui uomini giusti
aveano sciolto l’intonso
ora hanno le pagine
ancora incollate
e han perso gli aromi
di olio e d’incenso.
Questa preghiera
la spolvero in aria
cosi, che il Tuo vento
ne sparga le spore
e fioriscan nel centro
della stella più bella
che si accenda ed illumini
che Ti ama col cuore. | |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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