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Tossico di stelle, attendo
la loro comparsa.
Nessuna siringa riuscirà, mai, a contenere
la gioia, che iniettano nelle mie vene.
Ebbro barcollante, scivolo
sulla strada, meno amara;
mi accascio al suolo come
un vuoto sacco
che attende l'essere riempito.
Farfuglio frasi fradice
senza senso,
nel brusio caotico;
ma sono sordo
e non so parlare.
Inietto ancora luce,
sniffo la polvere di questa
terra, estiva;
penetra il cervello
violentemente, sono
un bambino spaurito
senza una mano materna.
Mi sdraio sulla terra,
la mia terra e l'osservo
mentre indossa la nobile
veste della notte.
Come la glorifica, come
l'esaltano, questi diamanti
scintillanti.
Abbraccio la mia tenera amante
in un pudico incesto;
ma non riesce la mia mano ad averla
la mia forza, a strapparle
questa veste.
E' un'amante sfuggente, un amore
segreto. Disperazioni, angosce,
paure, le annego nel bicchiere
della sua cultura
della sua gente.
Il mio corpo cede
come un corpo, una terra
morto, espelle l'ultima vita,
esala l'ultima gioia
di un viandante tossico
comparsa senza parte
che brucia come fiore
secco.
Si inoltra la notte
e consuma il suo amplesso
con la mia terra.
E' l'albeggiare, tramonta
il brusio in un silenzio
vuoto di parole ridondanti.
Allora dalle calpesti ceneri
del fiore secco, sento
rinascermi la vita, che
come questa città ora
mi appartiene.
Fuori dalle tenebre riconosco
la spoglia di un povero
ubriaco con le vene trite.
E' un mio passato non tanto
lontano, abbattuto dalla meraviglia
della vita per superarsi.
Rinasce un altro- uomo
sulle flebili ali della vita. | |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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