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Corre, il porco, e si sporca
tra indicibili lordure e lordo fango,
fuggendo dalla più spietata forca.
Non è una bestia d'alto rango.
Più che fuga, sembra un tango,
danzato con stoltezza tra gli insetti.
Ch'a sgozzarlo i vil fattori vi s'affrettino!
Come appaion brute queste scene, e grame...
Sto scrivendo una ballata nel letame,
e come un porco scappo tra la folla,
poiché muoio dal dolore e dalla fame,
in un paese in cui la gente è merda molla...
Crepa il cuore, e assieme il riso,
come un bimbo in sul procinto d'urinare,
con paura d'uno schiaffo sopra il viso.
È uno sbaglio, ed umano è un tal errare!
Non sta a me, ma ai dotti, giudicare;
dotti che fan muso colto e braccio vile,
e non s'attardano a punire, se infantile.
Sono questi i saggi d'un ufficio infame...
Sto pingendo una ballata, nel letame,
di un arcan color vermiglio,
per saziar col guardo, almeno, quella fame
che mi strugge sì che quasi non m'impiglio...
Dipinger crudamente questo mondo
non mi basta per cambiare situazione.
E più dipingo e più nel vero affondo.
E più m'annego senz'averne l'intenzione.
Sono solo, o almeno è piccola fazione
che s'oppone ad una quotidianità
sì macabra e infelice che amistà
non sopravvive: sono troppe queste lame...
Sto finendo una ballata nel letame,
sperando di provar qualcosa, adesso,
votato alla disgrazia ed alla fame,
in un lordo mondo che nel petto ho impresso... |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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