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Considerazione dell'autore
«Quanti altri raggi verranno a perdersi nell'oscurità dominante del vuoto spazio e del cupo tempo?»
Inserita il 05/02/2013  

Un raggio di luce brancolante nel buio Ribellione
Una nera atmosfera suburbana.
Il grigio etere che avvolge ogni cosa
di luce soffusa.
Un vuoto sotto i piedi che lascia oscillare
e tremare
ed implodere in un massiccio black hole che si è cancrizzato lì, nella gola...
Che nessuno mi salvi!
Che io venga alle nude trincee,
'ché è questo il tempo di riprendere a lottare.
L'aria rarefatta mi offuscava il pensiero...
Oh notte buia e tetra,
che ti espandi sopra il mondo,
confondi gli affanni, e stendi sopra i nostri occhi un velo,
inebriandoci di strane svogliatezze...
Non son mai stato un uomo autentico...
Osservavo spesso il cielo,
desiderando di vedere i nembi disegnare soluzioni ai miei problemi.
Niente mi consolerà, mai più.
Quando si tocca la perfezione,
anche solo brevi tempi,
ci si danna l'anima.
E questa narrazione,
se così pare innanzi al cosmo,
non è altro che un accenno al terribile degrado cui fui sottoposto...
Avrei in eterno maledetto il giorno in cui fui perfetto.
Perso sono,
nelle tenebre brancolante.
Un focoso falò
e danzanti tribali figure
che inneggiano al sacro totem ardente:
ecco ciò che ho visto.
Una sciocca strada di città intesa come passerella;
qui le nobilissime donzelle si offrono a mille sguardi,
sgargianti e focosamente abbigliate,
pronte a lasciarsi facilmente conquistare...
Non è nobile?
Non è affatto triste tutto ciò...

"Ed infine si torna sempre a calpestare antiche orme,
e stessi passi già calcati,
e ci si ricorda di chi si è stati,
o di chi ancora si tende ad essere"
Fu così che tornai a pensare...
riflettere...
un tempo...
quando ancora ero vivo...
"Vedi passarti davanti agli occhi persone che hanno segnato la tua esistenza,
passanti, o familiari, o tutti coloro dei quali porti dentro l'essenza,
o parte, dentro ad ogni tuo gesto,
ad ogni tua parola.
Sei esattamente la sintesi del tuo passato"
Ci sono anche persone che ci si porterà sempre al fianco,
persone i cui odori si sono appresi alle circostanze,
circostanze che continuamente faranno tornare alla mente fumosi ricordi di gioie vissute,
sfumate in utopiche realtà.
È l'insicurezza che mi accompagna in ogni secondo
che mi spinge a scrivere,
è l'incertezza sul futuro e sull'attimo presente
che mi uccide,
mi assalta.
Scrivere è pazzia, nel vero senso della parola.
È esattamente un gesto folle,
talvolta stupido, un gesto anormale.
È l'ego mentale che si ribella alla prigionia cui è sottoposto.
È la biodiversità umana che prevale sui molteplici tentativi di essere unanimizzata.
Scrivere una lettera
che duri un'intera vita,
ecco cos'è scrivere.
Dire "sappiate di me!" al mondo,
a prescindere dal successivo successo od insuccesso...
È che il tempo va troppo veloce!
Quanto vorrei fermarlo mentre bacio le tue labbra.
Tue? Non capire male...
Tu non sei tu;
è alla mia tu che parlo, e tu sai chi sei...
Bisogna intendere le varie relazioni prima di poter comprendere.
Le varie relazioni,
che sarebbero un'indeterminata cifra...
'Sarebbero' sta ad indicare l'impossibilita di comprenderle tutte:
"Sarebbero, se solo poteste contarle", ecco il quanto.

E gracida il rospo
in maniera pesante e monotona,
borbotta tra sé le storie della propria esistenza,
le ingoia,
si gonfia di se stesso e di autostima,
finché non esplode:
ora è men gonfio di prima...
Cantastorie contorti
pervengon da oscuri sentieri
a flotte qui al regno,
ognuno cantando e narrando,
narrando e sonando
favole vecchie quanto il mondo;
le lor favelle son vecchie quanto il mondo,
tanto da conferirgli aspetti vissuti e segnati,
segnati e vissuti da avventure mai fatte od immaginate;
talmente sovente le hanno narrate,
a memoria tramandate,
da esserne in un qualche modo obliqui personaggi,
e la loro stessa vita
segnata da questo arcano mestiere,
e le storie stesse
segnate da questa lor vita:
un circuito ormai chiuso da tempo,
quasi isolato:
non sente, non vede,
emana sempre
le solite fiaccole opache,
ma nulla in realtà scambia con l'esterno.
Oh miseri uomini dal lesto parlare,
mai in questa sorte sareste voluti incappare,
se non per denaro o per buona accoglienza
in reami laddove al solo diletto mentale si pensa...
La tigre bianca tra innevati monti va,
cacciando spiriti vichinghi,
ed impazzisce nella solitudine dell'anima...

"Sentivi un vuoto dentro di te
d'innanzi ai ghiacciati palazzi del nord,
dove il sole è reso oscuro da molteplici stalattiti
pendenti dal cielo congelato...
Lo stesso vuoto che ho sentito nel mio cranio;
sono una mente latitante
che vagherà per lande amare
fino alla fine di ogni giorno ed ogni ora"
E sciami mugghianti
di solitarii umanoidi insetti
sciamavano giù da rovinosi pendii,
fino a confluire in un'ampissima piazza
metropolitana,
manifestando per diritti disumani
unanimemente autoattribuitisi,
lottando perché ancora ed ancora
qualcuno di essi potesse rimescolare a caso le carte
sul tavolo della storia,
modificare diritti, pensieri, burocrazie;
qualcuno che non è ancora
mai stato in grado di cancellare, abolire,
ricostruire
in base alla propria pura fantasia...
Qui manca un sostituto della società,
un'alternativa alla religione,
una scienza prepotente,
un essere che si imponga.
O almeno è ciò che credo qui manchi.
Ed allora mi impongo scrivendo,
urlando,
correndo, nuotando,
uccidendo.
Mi impongo in qualsiasi modo,
secondo le mie capacità,
attraverso qualsiasi mezzo,
su qualsiasi cosa,
in un qualsiasi luogo.
Prepotentemente mi impongo.
Sono il mio ego che spezza la maschera,
il me stesso nascosto
che si vomita fuori dal proprio corpo.
Sono l'animo ribelle,
la mente che dilaga,
cresce e si infrange sul mondo.
Un impatto che avrà miliardi e miliardi di possibili direzioni.
E si può soltanto nebbiosamente prevedere quale
o quali riuscirà ad imboccare...
Sono l'io che si autoafferma
e violentemente oggettivizza in sé l'animo umano,
il fuoco che cresce e divampa
poiché ardente di miliardi di fiamme.

Il mondo è più vecchio di noi.
Eppure non ne ha viste poi così tante...

Ho inquinato l'essere
con strazianti melodie e vacui stridii.
Sirene cantanti nel desolato atrio del limbo,
tra salvezza e perdizione,
stampano speranze
su bianchi cuori senza sangue.
E l'occhio del ciclope le osserva,
le studia, le brama.
Accecato dal potere,
esso non può più vedere.
Ma io, io ho un occhio di scorta...
E sputerò tanto sangue
da riempire quei vacanti cuori pallidi
piuttosto che far finta di non poter più guardare!
Beati i ciechi, che mai vedranno la luce!
È così buio l'universo...
Così buio che vaghiamo attorno a lucciole disperse
chiamando luce docili reazioni naturali atte a tornar polvere:
luce che nomina l'ombra:
luce: una penna per descrivere l'immensità del creato,
l'immisurabile vastezza della più nera notte
che tutto avvolge ed ingloba.
Perché nero è l'amore; e la gioia?
La gioia di falsi bagliori
illumina la nostra cupezza...
Ed infine lo vedi,
lo scorgi nella sua totalità:
un vortice ad ingranaggi speculari,
dove i più grandi non altro son che riflessi su larga scala dei minori;
è come per dire "stesso gioco, carte differenti"...
E tu credi che sia l'universo,
credi che sia la risposta ad ogni domanda,
ma sbagli di brutto,
poiché la risposta a tutte le domande
è soltanto il silenzio,
il buio silenzio del cosmo.
Eppure nemmeno questa definizione può esser completa
né pienamente rappresentativa,
poiché il buio e il silenzio dovrebbero avvolgere la mente ed il corpo per poter essere compresi,
sebbene senza mente non è pensabile l'atto del comprendere,
senza corpo il farne esperienza.
È triste tutto ciò? No.
In fondo è coerente col resto...
E resta ben più felice
che sporche strade urbane
fatte passare per piste da sfilata
nel bel mezzo di soleggiate giornate invernali,
quando la luce fittizia che dal Sole s'espande
oscura le stelle
e ci rende ciechi al vero aspetto del cielo,
ci rende velate le altre stelle
con le corrispettive fittizie altre luci e creature.
Sapete che c'è?
Sapete che penso?
Sapete quale penso che sia
la più grande, soddisfacente e scontata,
o almeno "data per scontata", risposta?
Rimanere nell'oscurità e nell'ignoranza.
Ogni falsa luce è una falsa verità.
E non v'è luce
che non trasporti falsità.
Meglio brancolare nel buio,
per poter forse incappare in qualche inaspettata certezza.
Poesia in esclusiva
Poesia riproposta
Mr Taarces Caifmonac 25/09/2012 20:48 1| 3261

Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
La riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta Legge.


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Commenti sulla poesia Commenti di altri autori:

«Un corposo orizzonte esistenziale viene esplorato in questa interessante poesia in cui prosaiche riflessioni si alternano con belle ed intense metafore. Apprezzata e condivisa»
Francesco Fabris Manini (05/02/2013) Modifica questo commento

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