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♦ Michelangelo Cervellera | |
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La svee... te famee
La svee!!...maladete svee!!
I voi no son ancjemò jevâts
che sul jet o soi sentât.(ade)
O vores ancjemò durmî,
chel biel sium o vuei finî.
Meni! Jeve Meni!!...
Menine! Jeve Menine!!...
La mê int mi clame,
o lassi la mê e cjalde tane,
o larês inte lune.
Plui dongje i rivi, plui si slontane.
Ducj mi cirin.
I fiis e domandin.
I parons e comandin.
Il missêr al’è malât.
Il miedi al è sentât.
La machine no partis.
La prime ore e sparis.
Un frut al à mal di panze.
A scuele nol à creance.
Li scartelis dai dazeârs e son di là a pajâ.
La spese a è di lâ a fâ.
Il tacuin al vai.
Il puestin tu sperîs nol vegni mai.
E svole tal aiar la vos dal telefo,
ancje chê no dibant,
par cjariâti ancjmò robis di fâ.
La bardele e cor plui dal fâ.
Un frut al torne.
Chel altri al è di la a puartâ.
Il mangjâ al è di preparâ,
La lave di fâ,
La robe di stirâ,
“Mame! Mame! no sai...!”
“Mame! No cjati...!”
“Menine ...!o ài bisugne...!”
“Oh sacrament... Ce torment!”
La zornade a è dute un orloi.
Il cjâf al è un orloi.
Lis machinis e corin e ti scjafoin,
lis ruedis e filin come saetis.
Lis gjambis e son simpri plui strachis.
Il soreli al è lat jù.
La lampadine mi ten su.
E ven sere in tun lamp.
Lis cjampanis e sunin.
Par un moment il mio cûr
al è tornât indaûr.
La cene di fâ,
I plats di lav.
Daspò mi poi un lamp.
O viôt la television.
I voi si sierin.
Mi ven un pinsîr.
Ve ca!...mi è colât un boton.
E sune miezegnot.
Ancje vuê ce corsis!.
Maledete svee... no tu sunis mai par me
gm/2000
Traduzione
La sveglia... in famiglia
La sveglia!!... maledetta sveglia!!
Gli occhi non sono ancora aperti
che sono seduto/a sul letto.
Vorrei ancora dormire
e finire quel bel sogno.
Domenico!! alzati Domenico!!...
Domenica alzati Domenica!!
Lascio il mio caldo letto,
andrei sulla luna.
Più vicino ci arrivo,
più lei si allontana.
Tutti mi cercano.
I figli chiedono.
I padroni comandano.
Il suocero è ammalato.
Il dottore è seduto.
L’automobile non parte.
La prima ora svanisce.
Un figlio ha mal di pancia.
A Scuola non ha creanza.
Le tasse sono da andare a pagare.
La spesa è da andare a fare.
Il taccuino piange.
Il Postino tu speri non venga mai.
Vola nell’aria la voce del telefono,
anche quella non gratis,
e caricarti ulteriori cose da fare.
Ma la lingua è più veloce del tuo corpo.
Un figlio ritorna.
L’altro è da portare altrove.
Il pranzo è da preparare.
La biancheria è da lavare,
tutto è da stirare.
“Mamma... non so dov’è...!”
“Mamma non trovo...!”
“Domenica... ho bisogno...!”
“Oh Sacramento... che tormento!”
La giornata ha le ore piene.
La testa è come un orologio.
Le automobili corrono e ti soffocano.
Le ruote girano come saette.
Le gambe sono sempre più magre.
Il sole è sceso.
La lampadina mi fa luce.
Viene sera in un attimo.
Le campane suonano
e per un istante quell’emozione
mi riporta indietro, da giovane
La cena é da preparare,
I piatti da lavare.
Mi fermo un istante.
Guardo la televisione.
Mi si chiudono gli occhi.
Mi sorge un pensiero.
Ecco!... mi è caduto un bottone.
Suona mezzanotte.
Anche oggi che corse!
Maledetta sveglia... non suoni mai per me. |
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