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| Nascondersi, non farsi vedere
volgere le spalle al mare, al cielo
non serve, lei è ovunque,
come teschio spiaccicato sul viso.
"La morte interiore"
E' gelida neve, soffitto che oscura il sole,
è un pescatore dalla faccia scura
che dalla rete tira cioccolata amara,
è un angelo storpio che assume la forma
del rancore.
L'aria nella quale ha volato la fantasia
la penna di lettere mai finite
i sogni mai dipinti su tela
si nascondono in una valigia di cartone,
ma non serve è ovunque "la morte interiore".
Ti convince a chiudere il cancello
ad incamminarti lungo il sentiero
di ombrelli che annebbiano il sole
t'aiuta a sciogliere la corda che teneva chiuso
la valigia della vita, il teschio si strappa dal viso.
Finalmente sei libero scampato alla solitudine
fregati i falsi sorrisi, gli occhi senza colore
la voce non imprecherà più al dolore.
Ora sono un angelo storpio appeso ad un ramo.
Finalmente avrò le mie nuvole, sarò fantasma
dal sorriso senza denti al di là del cielo.
Dimenticherò ciò che non si dimentica mai
il color ruggine delle gocce versate.
Mi son ribellato, ho perso e vinto,
sarà bello vivere all'ombra del sonno
che non ha sogni, ho guadagnato le ali
che hanno la forma del peccato, grigie
come l'oblio che avvolge il purgatorio.
Quello specchio che rifletteva il teschio sul viso
raccoglierà la nebbia di un fantasma vivo.
Non c'è forcone che possa ferir il sangue. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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