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Poesia sul tema Oltre opachi vetri
E piangeva il vecchio la sua solitudine
adagiato su di una poltrona sgualcita e stinta,
con la mente di nebbia ed oscura d’inquietudine
per aver ormai perso la sua antica grinta;
E non più un caro gesto di conforto
da persone che un tempo parevano le più vicine,
oramai lontane, come se avesse fatto un grave torto,
per smarrire tutti anzitempo, architettando la sua triste fine;
E la bocca che non ha nessuno con cui più parlare,
non ci sono parole da condividere in questa breve permanenza,
i ricordi e le risate da ricercare,
perché si smarriscono intorpidite da una lunga esistenza;
E gli occhi, dietro ad opachi vetri appannati di anziani occhiali,
si sporgono oltre la polvere di foto ingiallite
che nascondono i volti di una volta che furono reali,
perché solo una mente fantasiosa le può far apparire rifiorite;
E le orecchie, che una volta avevano l’udito tanto fine
si apprestano ora a scorgere e a percepire un dettaglio inesistente,
che però, mai hanno perso la loro originaria abitudine,
perché non se la sentono di restare spente;
E la pelle, con quelle rughe che sanno di vissuto
lentamente si mescolano a movenze non più aggraziate,
ma è forte quel desiderio di riprendere lo smalto che sembra ormai perduto,
perché rimettersi ancora in gioco è come ritrovare ancora un’ultima estate. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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«Il tempo passa, il passatempo
ciò che si diverrà,
nessuno mai lo saprà.» |
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