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È passato un tempo in cui ero senza fine
e quel tempo é rimasto infinito e li mi ritrovo.
A che valse allora la tristezza che ho provato
per la dura legge che mi arrestava il cammino.
A che valse se ora che vivo il tempo dei miei tempi,
a volte sento il rimpianto delle giornate tristi e fredde
del lungo inverno che assediava l'animo mio.
Dove sono gli amici che mi hanno offerto ristoro
e mi hanno cresciuto lungo il cammino
Dov'é il sapore delle cose nuove, la certezza del domani, la speranza.
Ora che sono attore del palcoscenico, che divoro la mia parte,
mi accorgo di esserne la vittima e il contrario di me.
Ho salutato e detto addio a quello che sono sempre stato
che ho rinnegato e perduto,
ora ti chiamo, ti desidero,
non sento altro desiderio che di rianimarti e ricongiungermi a te.
Per quanto vigliaccamente ti ho ripudiato, ora ancora di più ti amo
e spero di poter ritrovare accesa una brace che ti ravvivi e mi consoli,
prima di riabbracciare l'eterno, e non aver compiuto il mio destino
prima che possa vagare nel vuoto senza meta,
in un tempo senza fine di cose incompiute
io sono l'eletto, il miracolo di Dio, il magnifico del mondo,
io sono la speranza di chi mi vuole bene,
il faro che ti porta in acque sicure,
sono parte di tutto, eppure mi sento solo e lontano
ora che ho perduto e rimpiango...
l'anima mia. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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