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Perché scrivo? Non importa...
Riempio simboli, parole,
d'acqua sporca,
d'urla d'animale;
la mia ragione è morta,
morta è la sua prole,
condannata ad una forca,
ed io, qui, che scrivo "Male":
Male, certo. Non importa
quali maschere o parole
celino la cosa sporca
ch'è pensata da un senziente, un animale,
poiché sia viva o cada, morta,
sia avo, padre o prole,
quest'idea andrà alla forca,
pur senza osare osar del male.
Scrivo in versi,
strana prosa,
non per studio o per cultura,
senza un fine,
più che altro ché m'usura
il sol pensiero d'uno scrivere pesante, dotto,
privo d'un disìo sincero,
d'una cura o d'un diletto.
Non scrivo di poesie,
non d'armi, onore,
cuori o amore;
so scrivere di prosa, purché, vedi?, sia essa con ingegno, quì, all'interno del poetar nascosa.
Però non so perché son schivo,
e rispondere non so
alla domanda "Perché scrivo?".
Perdonatemi se scrivo...
Risposte non ne ho,
tuttavia volle la sorte
che da Omero a me, con doglia,
fosse giunta strana voglia
d'impormi al tempo con impegno
e d'aver ripida morte... |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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