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Sedeva un tempo all'alto seggio
Rubèl Lucìfer tergo alato, 'l peggio
Angelico in bruttezza ch'Iddio reggio
Ha generato; intra tutti i' veggio
Il bel Lucìfer dominar, e inneggio,
E l'antico suo splendor riecheggio.
Non voglia il Ciel punirmi adesso!
Non voglia a me negar permesso
Per narrato aver lo ver omesso
Ed irradiato ciò ch'ha intèsso
D'ombre illùi, il sanza sesso;
Són del focoso Inferno il messo...
Accadde ch'il Serafìn fù rivoltato,
Ché rivoltoso il volle 'l Fato,
Fato ch'ogne dèo ébbe ragionato,
E volle il servo opposto, irato,
Al comandar superbo, forte, incontrastato,
Di colui ch'imperio ottenne innato.
Vòlsi così colà dove si puote:
Così in essiglio dalle eterne ruote
Vòlsi Lucìfer tra le lande vuote,
Sì che il capo ancora scuote;
Cadde il ribèl dall'alte quote,
Cadde, e tal fragór tutt'or percuote...
Il gran pugnàr nei cieli immensi
Cessò d'istanza (e pensi
Lo lettór a quei propensi
A ribellion che, d'ori e incensi
Adornati, d'ombre e fumi densi
Involti precipitàr tra strazî intensi).
Condusse, primo, Lucifer fòlle
Col suo tombar dall'Alto, e volle
L'alto suo padrón tra còlle
Aride e desserte steppe molle
Isolar l'angelo ostile e fòlle;
E Lucìfer a isperar d'iggiù ch'ei crolle...
Ma fu 'l suo ribellar sua libera licenza?
In verità vi dico che fu senza
Libertà ch'in divina provvidenza
Iddio iscrisse la rubelle essenza
Del più grande servo suo in potenza:
Ei creòssi 'l gran rival e il tolse la lucenza.
E il Fato, fatto esto decreto,
E fatalmente Iddio, reso il ribèl chèto,
Fece sì ch'al comun viver lieto
S'opponesse d'ira l'angel non mansueto.
E come donna devièn madre crescendo 'l proprio féto,
Similmente, grazie a Satana, fu il padre allór completo... |
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