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«Sì, rimane la mia preferita. E' stata il mio grimaldello per entrare, furtivo, in questo mondo che non mi appartiene: la poesia. Scrivendola ho detto: "Allora anche io posso...". C'è gente molto più brava di me, veri poeti, ma comunque non posso tacere. Un sottile piacere alimenta questo rito. Un tarlo si insinua, un pensiero, piccolo, quasi molesto, sparisce, riappare, risuona, ingrandisce e poi esplode: allora devi scrivere, tutto il resto conta poco!» |
Inserita il 02/08/2012 |
Samurai di cartone
muoiono,
rinascono,
ma no,
resuscitano.
E le guerre,
le lance,
e le spade
che tagliano teste;
è impalpabile
e rosso
quel sangue,
non sporca.
Quando Peppe,
“bon’alma” (buonanima)
diceva,
perché allora
tutti figli
eravamo:
“Riégge figlie, Riégge forte!”(reggi figlio, reggi forte)
La lama
affilata
affondava
profonda;
un sussulto di forza
e di vita
agitava la bestia.
“Riégge figlie, Riégge forte!”
Le urla di morte
laceravan le orecchie,
le strade,
e il mio cuore.
“Steu a accide gli puorche!”(stanno uccidendo il maiale)
“Riégge figlie, Riégge forte!”
Era caldo,
era rosso
quel sangue
ed usciva a fiotti
e sporcava
le mani
e il mio cuore.
“Riégge figlie, Riégge forte!”
Era freddo
quel giorno
e l’odore
di sangue
e di urina
feriva narici
e il mio cuore.
“Riégge figlie, Riégge forte!”
Quel giorno
ho imparato
la morte. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
La riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta Legge.
«Nel 2001, Erika a soli 16 anni, con il concorso del fidanzatino Omar, uccise premeditatamente a colpi di coltello la madre Susanna e, perché testimone, il fratello undicenne. Cogliendo spunto da Annamaria, aggiungo: la morte violenta proposta in tutte le salse in tv, fin da bambini, nasconde la sua terribile essenza. Un esperienza come quella narrata, vissuta da bambino, lascia una senso profondo e in questo caso "positivo" di ribrezzo e dolore quasi cosmico di fronte a questo atto. Mi piace pensare che, se Erika ed Omar avessero avuto una tale esperienza forse ora non parleremo di loro.» |
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