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Dov’è Dio? Nei nostri cuori diceva la mamma. Nei buoni sentimenti diceva il prete.
Io non lo vedevo. Guardavo ma non vedevo. Grossi regali ricevevo, ma di Lui io avevo sete.
Adoravo quel presepe addobbato da mio padre, bello, cosi bello che desideravo farne parte.
Bene stava il bambinello, tra il grosso bue e il buffo asinello. Ma l’attendeva ben triste sorte.
L’imbrecciata stradina desideravo di percorrer, la stradina verso Dio. La via verso l’amor.
Le pecorelle desideravo accarezzare. I giulivi pastorelli anelavo salutar. Grande il mio dolor.
Soffice il muschio, mi deliziavo d’un paesaggio surreale e perfetto. Il mio sogno di natale.
D’un tratto ero lì. Di gioia piangevo, pecorelle belavan felici, i pastori dal volto sognante.
La cupa pastorella niente poteva portar. Allegro trottavo, la mia gioia portavo ansimante.
Sempre triste la piccolina. Lo dicevo al papà che quel pezzo non mi piaceva: non sorrideva.
Gioia folle la mia che nulla brandivo: né giochi, né cibo, né pietre preziose. Lei non vedeva.
Mi chiedeva che portavo al signore. La gioia io risposi, la gioia d’esser vicino al Signor.
Finalmente sorrideva e saltellando dietro veniva. Ora eran tutti felici e pieni d’amor.
Finalmente giungemmo, stremati e felici. Stupenda la grotta, bella e accogliente.
Tutto donavan quei pastorelli poveri e ricchi. D’un tratto magia: l’anfratto gremito di gente.
Bello il risveglio da quello splendido sogno. Ero lì sulla sedia, vicino il calor del camino.
Tutto al suo posto: pastorelli e pecorelle. La pastorella or sorrideva, la presi e me la misi vicino. | |
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