Restìo seppur sereno
rallegro allo sfocarsi di ricordi
stantii ai memori di giornate
flebilmente trascorse al diradar
dell'alba,
spruzzi di gioie e stralci d'errori
commessi per volere supremo,
forzatamente omessi
al sapere del vento
per paura di ricascarci.

Seguendo la strada percorsa
odo il mormorare di stormi
fanaticamente oppressi dal sentir
comune di critiche invano optate
per ridestare, con scosse di vita
vissuta da altri,
l'interesse ormai dissolto nelle storie
che una volta, si, una volta
ti facevano piangere,
che un tempo t'avrebbero strappato
quel sorriso ora criptato sacralmente
tra impassibili labbra.

E adesso
non rimane che restarsene in piedi
serenamente a gustare il dissiparsi
d'una vita rassegnata al non avere
la speranza d'un agire più concreto
discernendo
che in quello scomparire d'aquiloni,
di risibili giornate, puerilmente rosicchiate,
non v'è altro che il travaglio lusinghiero
di chi ancora nel sognar non trova pace.