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| Sibila il vento tra le rocce,
rose da marosi e da salsedine,
tra mare e cielo come in un dipinto
i colori nell’acqua si rifrangono.
Solleva l’onde il vento dispettoso,
cresta di spuma bianca che s’innalza
per ricadere nuovamente stanca.
Tra le forre dei monti corre il vento,
s’insinua e indugia sopra i verdi pini,
colpisce i rami, spegne il suo tormento,
spezza ogni foglia e fugge via
dalla valle che lo vuole prigioniero.
E’ forte il vento, ulula, solleva
ogni farfalla che incontra per la via
ma scherzar vuole e sul fiore la riposa.
Così nel lento scorrere dei giorni,
osservi come varia la natura
si manifesta, e i tuoi non conti.
I giorni del passato ormai son morti,
i dì che verranno son più corti,
e il vento porta a me i suoi ricordi!
II
Ricordi di quand’era giovinetto,
Zefiro gentile che volava
tra cielo e terra solo per diletto
che ondeggiava a lungo tra le nubi
spingendole con forza tra di loro
a terra sollevava rami spogli,
petali strappava ad ogni fiore
portandoli alle labbra e poi lasciare
che tornassero giù, ad appassire.
Più grande, sulla sabbia del deserto
conobbe la sua forza e con vigore
la spostava, ridandole colore,
mutando ogni visione ed ogni duna
cambiava la sua forma ogni mattina,
non la trovavi più dov’era prima.
Creava nuova oasi al deserto,
una palma dove prima era collina
con sorgente d’acqua cristallina.
Vagando ha conosciuto tutto il mondo,
è cresciuto, come cresce tana gente,
non domina il suo istinto travolgente.
III
Per questo ancora soffia, ancora geme
Come se avesse un cuore e tante pene.
Libero è il vento, a nessuno appartiene!
Quando s’acqueta l’aria si trattiene,
non odi più il ruggito del leone
che nella gabbia solo si riposa.
Dorme il vento, dorme e forse sogna
di scivolare ancora nelle valli,
di togliere ai monti ogni mùcido,
far risplendere ancora tutti i massi
che per dispetto a rotolar ha spinti.
Tace il vento e una carezza lieve
posa sopra ogni petalo di fiore,
ad ogni farfalla aiuta il volo.
Non ha nessuna lacrima sul viso
Nessun ripensamento ma se geme
è il suo ricordo che nel cielo vola
e alla terra regala le sue pene.
Lui s’alza, volteggia, esile elfo
ormai senza più zufolo, s’intrufola
costretto a veleggiare senza sosta
in cielo per cambiar posto alle nuvole,
sul mare, rovesciando con fragore
tutta la sua rabbia, il suo malumore
per poi tornare esile e gentile
a carezzare dolcemente un fiore.
Libero è il vento e può far quel che vuole.
Amante delle nuvole e del sole
della sera, della notte e del mattino.
Libero sempre e prigionier d’amore. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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