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La luce non era ancora pallida,
non c'era silenzio
per le strade;
le morenti tinte calde
drappi di una donna matura
ma ancora bella
avvolgevano le plumbee pareti
delle case
non dimentiche del caldo
del venerando mese.
Bruciava come le foglie
il mio cuore in quell'ora.
O autunno, fui io ingiusto?
Distolsi forse
gli occhi
dalle fiammelle che tu accendevi,
pirotecnico artista
sugli alberi immoti?
O Autunno, fui io scortese?
A biasimare
la velata coltre
d'un'acqua grigia come fili di seta
leggera,
fina,
che tu versavi sul mio corpo
quando il tuo sole languido
e caldo, come una candela
in una lanterna d'ambra,
non mi intiepidiva?
O autunno, fui io crudele?
Ti ho amato poco
volgendo il mio sguardo
verso la musica soffice
dei cristalli d'Inverno?
Sognando il mio viso
baciato dalle labbra d'Aprile
grondanti fiori di pesco?
Come le foglie tue
il mio cuore ardeva
ma come loro
ardeva troppo perché
di lì sarebbe caduto.
Mi hai afferrato
con forza,
seducente mi hai sorriso
gagliardo.
Mi hai offerto lascivo
di bere, io lo feci,
avido;
non conoscevo il tuo vino
screziato di mille colori:
oro, come l'opulento squillare
dei gioielli di un vate
che mi promise
ciò che era più ambito.
Ambra: come le profondità
inviolate,
irte,
immense,
dei suoi occhi.
Cremisi: come la forza
folle e suprema
che trascina i corpi
in un bacchico, vorace
mutuo banchetto di carne.
Oh autunno!
Che mirabile dipinto,
fluido e mobile
s'infiammava di luci
e mutava a ogni istante.
Ora riconosco i tuoi colori,
ora so,
quali furono i tuoi pigmenti.
Oro: come la maschera funebre
che ora mi accingo
a vestire.
Ambra: come il suo sguardo
che altri accarezza,
come le risa,
che mi vomita addosso.
Cremisi: come i mari di sangue
che il mio corpo solca,
come i flutti di porpora,
dove la mia anima
naufraga,
affoga,
da sola.
Solo, tu mi lasciasti,
senza le dita
diafane e fresche,
leggere e dolci sul mio volto,
tempio di mille lacrime,
di una speranza gentile
anche se sottile
come un sogno.
O autunno,
perché mi uccidesti?
Perché mi tradisti
riversando nel mio petto
una dolce ambrosia
ricolma e traboccante,
di crudele veleno?
Turbini di foglie morte,
riscaldano a tinte languide
i muri dorati dal sole della sera.
Ora la luce è velata,
pallida;
c'è silenzio per le strade;
c'è silenzio nel suo cuore;
sii gentile Autunno,
non lasciare l'opera tua
incompiuta.
Travolgimi, un'ultima volta
con la tua fiamma.
fa che io bruci,
per sempre;
sii gentile autunno,
fa che il mio sguardo non giunga
mai più,
a lambire il seno tenue
dei fiori di pesco in Aprile. |
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