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Ghe iscì tant Italia
dai scimi de 'sti munt
fin sgiò 'n Calabria
Iscì tanta sgent
marea de culur
tuch diferent.
Ma mi 'l so
del valur che 'n gah:
'n di mashenk,
dre a feh, munch i vak,
ciamà i pegur
'n Sardegna
e fa 'l furmach,
saltà fo de matena
che 'l sul
l'è gnamò nasuu,
lagà la dona
durmè j ultem steli
perché i ret
che 'n va a mula'
je da per lee.
Che la posi
la mia dona,
da la sua jurnada
la sarà dura... Te wori beh.
Ah 'st' Italia sensa pagura
che la resist,
la supravif
perché la vif
e amò la da de majà
a quì chi gnà i la sa.
L'è forta, forta
e la mia man
de muntagna
te tendi:
laghem fa 'na
carezza al mar.
TRADUZIONE
C'è così tant'Italia
dalle cime di questi monti
fin giù alla Calabria,
Così tanta gente
marea di colori
tutti differenti.
Ma io so del valore ch'abbiamo:
sugli alpeggi,
a segare i prati,
mungere le vacche,
chiamare le pecore
in Sardegna
e fare il formaggio,
alzarsi di mattina
che il sole nemmeno è nato
lasciando la propria
compagna
dormire le ultime stelle
perché le reti che
andiamo a calare sono
per lei pure.
Che riposi
la mia donna
la giornata sarà dura
anche per lei... Ti amo.
Ah, quest'Italia senza paure
che resiste,
sopravvive perché vive
e che ancor oggi
nutre coloro
che nemmeno lo sanno.
E' forte, forte
e la mia mano di montagna
ti tendo:
lasciami fare
una carezza al mare. |
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