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♦ Marina Demelas | |
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«Ripropongo volentieri questa "favola poetica" dopo quasi quattro anni e mezzo, anche perché l'egocentricità e l'individualismo, presente in questi rime, focalizza fortemente quel sentimento che a volte viene meno in soggetti a noi vicini.» |
Inserita il 07/11/2015 |
| Un fausto dì, Cefiso dio del fiume,
notò Lirìope, candida ninfa,
che presiedeva alle sue acque fresche.
Quindi la imprigionò nei suoi
tentacolari ed ammalianti flutti
e la violò immantinènte.
Dalla divina Naiade
nacque l'adone che in fastigio
diventò Narciso
ma che perì, ahimè, per ammirarsi
amando sua l'immagine
svelata a ristagnanti acque.
La storia, questa vera,
da qui si dilungò
ed un Narciso, il fiore,
con la corolla bianca
si rimirava ancora della sua venustà
specchiandosi in una morta gora
quando una Margherita,
sostando lì nei pressi,
si soffermò a squadrarlo.
Ed esordì burlandolo d'aver
tanta autostima, d'esser poi vanitoso
e sufficientemente maldestro nell'amare.
"Io sono fortunata ad esser latrice
d'un nome assai sì bello
che anche una Regina augusta,
e quanto basta amata,
era tutelatrice e figlia e sposa
ed esemplare d'italica madre.
Ancor non ho finito:
Perché io sono il fiore
primièro ad annunciare
delle giornate tristi la fine,
e l'apertura nuova
di quelle dell'amore.
Finanche ne ho ben donde:
Io incarno l'innocenza
eppòi anche il candore e infine
esprimo un motto per guadagnare tempo
dicendo quasi sempre orbèn:
Ci penserò!
Peranco son stimata e quinci
assai apprezzata per il palato fine
per via di quella pasta, sottile e lievitata,
condita al pomodoro più olio e
mozzarella: basilico una foglia.
E tu cosa hai da dire?"
"Io fui dalla pietà di Dei cangiato in fiore
e contemplandomi in acque chiare
potessi rimembrar ai posteri
la mia efferata ed empia sorte.
Io ero un giovine in piena forma
ed Eco la ninfa, invano, amante mia.
Io ora simboleggio
il desiderio intenso,
la vana fatuitàde
il gran languor d'amore
e la spème fallace.
Non ultim l'egoismo.
Io sono bello, alto e ridente
sono gagliardo e vanto greci avi.
Narkissos è il mio nome
e il suo concetto o senso è
quello di stupore oppur di stordimento,
sia per la mia bellezza che per l'odor che emano.
Ma tu sei capricciosa, sei frivola e incostante
tu non mi vuoi più bene, oppur tu me ne vuoi
e con l'ultima foglia hai l'ultima parola.
Anch'io ogni primavera sui prati di montagna
porto l'amore a tutte e a loro il mio saluto
e c'è chi si vuol bene ed io ne ne compiaccio". |
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