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L'umana stirpe
d'angeli caduti
e deviati storpi
morrà,
e i migliori saran perduti.
Chi di Droga,
l'ambrosia degli infermi;
chi di Sesso,
il morbo dei potenti;
Chi di Soldi,
il vizio dei più scaltri;
Chi di Tedio,
il pane degli stanchi;
Chi di Vizio,
il vino dei più desti,
Chi di Pena,
l'amore dei più buoni;
Chi di Chiesa,
il sonno dell'insonne;
Chi di Fede,
il lume dello sguercio;
Chi di Odio,
l'astio degli oppressi;
Chi d'Amore,
invenzione dei bambini;
Chi di Sogno,
ambrosia dei virtuosi.
...Chi morrà per il peccato,
spacciato per virtù,
nell'infimo girone
a suonar l'insanguinata cetra
per i beati sordi
negli infernali lumi
d'un perverso paradiso. | 
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
La riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta Legge.
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| «Piango, piango per una persona a me cara rovinata dalla droga. Ma, tra la pena ed il tormento, m'accorgo che purtroppo il mondo crudele è pieno d'insidie. Chi non impazzisce di droga primo o poi impazzirà d'amore o di odio, di noia o di eccessi. E chi, ancora più sciaguratamente, sopravviverà a tutte queste insidie, avrà la sfortuna di arrivare fino alla fine imposta dalla Natura. La peggiore, perché è l'unica che non scegliamo.» |
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