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E' arrivato il tuo turno
e forse te lo aspetti.
Devo dirti cosa provo
cosa provo da quel giorno.
Sono malata di una febbre
che nasce dal rancore
vorrei tanto poter guarire
e sto provando in questo modo.
Una colata di rabbia
pervade le mie vene
scende fino all'inferno
poi risale
e coagula nella mente.
Questa rabbia è spazzatura
che sporca la mia gioia.
Non la voglio, deve andarsene da me.
Tre anni son passati
ma io sono ancora là
con gli occhi della coscienza
spalancati su quella realtà.
Tre anni son passati
ma per me è ancora fresco
l'odore di un dolore
annidato alle pareti
del mio ostinato cervello.
Non ritorno al passato
ma cancrena del presente.
19 settembre, maledetto per sempre,
anche se io ce l'ho fatta
e tutto è "andato bene".
Mi hai condotta ad un passo
dalla fine mia e sua
e per questo io ti odio,
ti odio da morire.
Ti odio perché ho rischiato
il tesoro a me più caro;
ti odio perché mi odio
per avertelo permesso:
ti odio perché poi ho avuto
ancora bisogno di te.
Tu, donna, potevi capire
tu, subdola, hai voluto colpire.
Non c'era ragione né convenienza
hai dato solo spazio alla tua indecenza.
Tu, piccola bastarda, avresti goduto
se lui fosse morto
e il destino fosse stato più inclemente
anche verso me?
Ti ho fregata, hai visto,
io sono ancora qui,
viva ed integra nel corpo,
e ti sbatto in faccia
la perfetta dolcezza
dell'angioletto più bello che c'è.
Ma quanto dolore, quante cascate
di strazio a ricaduta
su tutti gli strati di quel presente!
Ho espiato le mie colpe,
tutti l'abbiam fatto,
tutti tranne te.
E per questo ti odio ancor di più
e perché non sei l'unica colpevole
e perché sento di aver messo sulle spalle
anche il fardello che spettava a te.
Esci dalla mia mente,
sparisci dai miei incubi,
vattene per sempre,
voglio ripulire le mie vene!
Come posso smorzare questo grido?
Forse non potrei nemmeno se ti scusassi
Forse non vorrei...
Ma se servisse per estirparti
eternamente dalle mie cellule
allora, forse, ce la farei. | |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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