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La ginestra è fiorita da poco
e con i suoi petali di fuoco
si spiega luminosa piano piano;
dal palmo aperto della sua fredda mano,
baffi di schiuma bianca in alto cielo
s'alzano e sfumano in un sottil velo,
che candido si perde nei giorni:
tra centinaia di svolazzanti storni,
dando il buonmattino agli assonnati,
segna l'eterna mattina dei risvegliati.
Il corpo si muove, sospesa è la mente,
ogni gesto diventa quasi riflesso,
il silenzio è tombale, si sente, solamente,
il rimirar delle parole che a se stesso
ciascuno rivolge, come una preghiera,
quando la coscienza desta è ancor più vera.
Lo scroscio dell'acqua è così familiare,
il vento porta i segni del tuo ansimare
e accompagna il tuo perenne ritardo,
gettando un'ombra sul tuo sguardo;
il sale dei secondi che son già divenuti,
smotta il fragile terriccio dei suoi minuti
e le ore s'affacciano a fior di ginestre,
quando spalancate son le finestre
e quel raggio di luminoso che prima era lontano,
adesso è già cocente sulla tua gelida mano.
E' così presto eppure è già tutto compiuto,
la fronte è corrugata in mille pensieri:
la sera prima o l'altra ancora, quel che hai taciuto
avresti potuto dirlo per dare sfogo ai desideri
che muovono il tuo piccolo mondo sommerso,
quello in cui ogni uomo è perdutamente perso.
L'acuto cigolio della porta ti saluta,
l'aria è vapore sulla tua bocca muta,
t'incammini a passo svelto per le strade,
mentre lo scolo della rugiada che cade,
tenge a pennellate d'acqua condensa
i muri dei dintorni solitari e ti dispensa
campi imbiancati da cristalli di foschia,
quell'aroma che non andrà mai via;
tacito ascolti il suo strepito pianto,
che nel tuo animo è già schianto.
Fuori dalla stazione è la solita fila,
basterà aspettar pazientemente il tuo turno;
un maglione spicca in fondo, verde sila,
e ti rammenta quel desio di pace diuturno,
ch'ad ogni persona nel fragore, almeno una volta,
ha attinto la mente e sentitamente l'ha distolta.
Ti senti così piccolo nell'immensità della gente,
così bella quella pulzella, ed il tuo niente
non è capace di figurar quello che muove dentro,
sguardo della tua anima e dei tuoi sogni l'antro
ghigno e pianto di un'Emozione,
sbotto della tua sopita Passione,
perché lo sai che mai ti capirebbe,
o peggio ancora, forse di te riderebbe.
La guardi dal tuo tacito e ascolti il suo silenzio
e piano senti l'olezzo divenir amaro assenzio.
Il gusto del salato la tua gola inghiotte,
e nei tuoi occhi è calato il velo della notte;
in piedi ai margini di una gelida e solitaria banchina,
continui ad aspettare il treno della tua eterna mattina. |
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Questa poesia è pubblicata sotto una Licenza Creative Commons: è possibile riprodurla, distribuirla, rappresentarla o recitarla in pubblico, a condizione che non venga modificata od in alcun modo alterata, che venga sempre data l'attribuzione all'autore/autrice, e che non vi sia alcuno scopo commerciale.
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«La poesia è scritta in 4 sestine alternate a 4 strofe libere a rima baciata. Esprime, prendendo lo spunto dalla descrizione di una giornata qualunque, il dramma della società moderna, nella quale ognuno di noi è chiuso nel proprio piccolo mondo, fatto di ripetitività ordinarie, senza più sentimenti. Alla 7°strofa c'è l'incontro inatteso con la fanciulla: il contrasto tra i sentimenti ed il vuoto della razionalità assoluta. L'epilogo è tragico: non c'è dialogo, solo silenzio (il treno non sopraggiunge, i veri obiettivi sono lontani). La ginestra è il sole. I baffi di schiuma le nuvole.» |
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