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| Parla il male (1)
I
Comunque di me parlino
volgarmente i mortali
io solo guido e regno
questo mondo malato
io da sempre piantato
come un'alta sequoia
che una selva sovrasta
dall'inizio dei tempi
già da quando Caino
il mio nobile figlio
versò 'l sangue fraterno
passando per imperi
violenti e sanguinose
battaglie che da sempre
hanno riempito il mio
calice dove ho sempre
bevuto degustando
il sapore de' vinti e
de' vincitori sciocchi
sì credendo d'aver
ottenuto qualcosa
se non sol la mia gloria.
II
Capitato è per caso
che mi fermassi qui
nel bello e italo regno (2)
e per caso v'ho udito
del vostro imperatore
o come lo chiamate
voi adesso il presidente
(ma di quale consiglio
se fa tutto da solo?)
e di questo parlare
ora io voglio con voi
ché con voi mi compiaccio
lui l'avete ben scelto
dato che rappresenta
quasi perfettamente
ciò che io voglio per voi
perché voi non sapete
come i bambini ciò
che è giusto per voi tutti
mortali feccia sacra
ad un dio che non c'è
fra di voi mentre io sì.
III
Ho letto sui giornali
delle sue pagliacciate
ma voi cosa credete?
che a me non sia gradito
burlare anzi da sempre
un grande mattacchione
io sono e quell'omino
gagliardo tanto è caro
a me ed alla mia corte
cortigiane puttane
di cui giù mi circondo
e lui lo stesso qui
(in terra di poeti
scrittori e anche pittori)
combina alla sua villa
pagando ed elargendo
mentre voi qui nuotate
in un mare di merda
sì come oro colato
per lui che non se ne
frega un cazzo di nulla
se non sol di se stesso.
IV
La mia volgarità
non ritengo vi turbi
abituati a ben altro
voi siete, o d'italica
regal stirpe discesi!
quanto vi amo sapete
abbandonaste invero
la strada retta grazie
a lui che ora vi regna
poiché grande lui fu
quando fin dall'inizio
vi buggerò sì al trono
salì e cambiò le leggi
in modo da non esser
mai toccato da alcuno,
oramai vi controlla
con le televisioni
ad arte sistemate
per non farvi sapere
la vera verità
su di lui e sulla sua
cara gente degenere.
V
Così spero che il mondo
ben comprenda la sua
grande mente funesta
che gran lodi da me
per sempre lui avrà
e spero che per lungo
tempo ancora al governo
rimarrà fino a quando
la Morte chiamerà
anche lui ed io così
spedirlo ad Antenora (3)
potrò da mio fratello
Lucifero ove soffrono
chi come lui tradiron
lor patria grandiosa,
io non scherzo attenzione
io qui adesso concludo
e comunque vi dico
applaudite vivete
state bene e bevete
discepoli miei
continuate così.
(1) Si veda in proposito il testo satirico "Elogio della Follia" di Erasmo da Rotterdam, di cui l'inizio: «Utcumque de me vulgo mortales loquuntur [...]» («comunque di me parlino volgarmente i mortali») e la fine «Quare valete, plaudite, vivite, bibite [...]» («per cui state bene, applaudite, bevete»)
(2) L'Italia, il "bello e italo regno" come scrisse Ugo Foscolo nei suoi "Sepolcri"
(3) Antenora era il girone dantesco in cui finivano i traditori della patria, precisamente la seconda zona del IX cerchio. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
La riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta Legge.
«Nell'imagine: un'illustrazione di Gustave Dorè raffigurante il Cocito, il lago ghiacciato nel nono cerchio dell'inferno dantesco, il cerchio dei traditori.
METRICA: SETTENARI» |
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