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| Tu che somigli ad una brezza d'estate,
che porti con te l'odore di fiori di campo,
che inebri gli ubriachi di sole cocente,
e appaghi gli animi in cerca di nostalgici ricordi,
pare che da lidi oscuri e misteriosi arrivi
quando ad un tratto colpisci i cuori degli innocenti,
e strappi da loro ogni libero arbitrio,
e coltivi in silenzio i loro desideri.
Ma chi sei per abbandonarli poi,
e lasciarli assiderati in un mare di sabbia,
tra dune che soffocano e fuoco di sole che brucia,
tra venti che tagliano la pelle come colpi di frusta,
e li lasci morire in un cimitero di scheletri senza nome,
li lasci lì ad implorare che il sipario cali per sempre,
lì a crepare lentamente nella speranza che ritorni,
che ritorni quel lindo sentire di aliti di amanti vivi,
che l'immagine di uno sguardo ritorni reale negli occhi,
che ritorni quella misteriosa ed oscura mano a toccarti,
ma chi sei tu, che tutti chiamano Amore?
E chi da te mai è stato catturato, torturato, assassinato,
non immagina come sia impossibile vivere senza di te,
senza quel soffrire di rami pungenti che strappano le carni
tra paurose boscaglie notturne che accecano il domani,
senza quelle fredde acque di nebbiose paludi
che bloccano il cammino irrigidendo i già provati arti,
senza quell'infame e miserevole implorare soccorso
mentre s'affoga in quelle gelide e grumose acque caritatevoli.
Sì, ora dormi dormi,
vola via e porta in quei lidi di torture
i desideri, i sogni, le speranze di chi ammazzi nel tuo silenzio,
lascia che le membra si imputridiscano nel tuo odore di morte,
che le ossa si consumino prima che il corteo funebre parti,
che la cenere si riproponga e rigeneri nel tuo cecchino vento,
e abbandona finalmente quel corpo morente,
quel corpo che ormai arido si ripara sapiente dal tuo vento,
e rinasce in un purpureo sacrificio calpestando quel verde campo
dove il sentire ha trovato riposo eterno. |
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