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A te, ragnetto dall'altisonante
Nome e raccapricciante, a te esserino
Che sugli irsuti o glabri corpi nostri
Formicoli silente nella notte
Nostra – insignificante, mentre incede
Il tuo insignificante e netto passo
Di Madre Polvere Signora Nostra
Fido vassallo e vessillo discreto;
A te, lucore niveo che sovrasti
Il sonno nostro non visto, minuto
Araldo del non essere profondo
E puntiforme, cosa potrei offrire?
A te, della genia di chi si prende
Tutto senza mai chiedere, comunque;
A te che ti cibi dei vuoti gusci
Nostri e di quel morir perenne in grigi
Frammenti che tra varie masserizie
Lasciamo sulla via nostra, distratti?
Tu a poco a poco ci divori, lento,
Scaglia per scaglia, tu un fantasma noioso
Tu che sereno e acefalo ti acquatti
Nel microcosmo tuo – sul nostro stento
Abbarbicarci tra qualche poroso
Giaciglio: cosa dunque potrei offrire
A te? Ti offrirò qualche cicatrice
Come sempre, le vecchie stanche scaglie
Le squame del mio corpo e la perduta
Sua fola; ti offrirò, o misconosciuto
Artropode, l'inutile biancore
Della canuta inutile mia chioma –
La sua forfora e qualche suo superfluo
Pensiero –, e qualche inutile parola
Che rimarrà sull'ozio dei cuscini,
Sul grasso stinto delle mie lenzuola
Nel madore giallognolo dei lini:
Lì a brulicar continuerai in famiglia
Sterminata, tra avanzi di scartoffie
Pseudoangeliche e resti subumani,
Di madre Polvere fedel consorte. | |
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Pan23 |
14/10/2010 02:39| 1538 |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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«Il dermatofagoide è l'acaro della polvere (Dermatofhagoides pteronyssinus). Poesia tratta da "LA Morte siede alla mia tavola".» |
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