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Flumen Vitae
Nunzio,
con tetro aere,
placida orma
calpestasti i campi
sacrali,
delle puerili Erinni,
tonando
con attonita
perigliosa
Etra,
il tintinnio acre
delle tue stimmate
Saffiche,
le quali il tuo
letizioso
deambulo,
trassinavano
con impeto rubre,
vacazionando,
la sua
congregazione
eterea
cò i tuoi
leggiadri
nebulosi
auletici,
le quali
raffermavan
le auree sedenti
del
movere
ammiccante.
Aspasia,
pervenisti sulle
mie
gracili ossa,
le quali
penanti
perpetuano
il loro subbuglio,
sovvenendo
alla tua
Venerea
venusta.
Or,
trasmigrando
negli imperituri
meandri
alloquisco,
con le tue
audaci
membra
leggiadre,
le quali rinvigorir nel
trastullo gaudente
della miserrima
contemplazione
sfuggente
dell'animo mortale,
nell'effimera nequizia
della vita,
confanno .
L' incommensurabile
tedio
affligge pur le
Grazie d'Alcyone
per la ridona Terra
effige del mio pargolo
d'ammanto che
celermente langue
la tua raminga
ala d'augello
neghittoso
conspargendo
i tuoi rubini
del piagnisteo,
nel carme
d'un vespro
acerbo.
Augello,
imperterrito
svolazzi con
virulenza
nel mio insano
ventre,
quando ti avvistai
mi volsi smagando,
per il mio ramingo
fato
il quale mi asservii
delle mie flebili
ossa
con la mente,
stramazzare mi fece
nella cocente procella,
per la sudata tela,
la quale
porgea
sul
tuo goto aureo
allorquando
presso i
Mani rinvenni,
che compiangono
con radenza
costoro i quali ebbero
la Fortuna del fato,
defunsero.
Tu Astro incorruttibile,
enallumina
le fallaci menti,
con rigoglio
per i tuoi amplissimi
soavi dardi, gettati
dalla matrice Dafnea
la iniqua virulenza che
il nostro ostello
alletta,
nelle malsane
sue aringhe.
Eros decanta,
dal suo flebile
flauto letizioso,
di Elena
costei,
la quale
alle capziose,
truculente
matrici la matrigna
natura laudare
fece.
Quell'acume di
lauta indarna
matrice,
giacque
nei miei
morenti dardi
sulle tue armoniose
labbra vereconde
d'una Venere appassita
alloquiva
il nocumento
novellamente
quello ch'io di speme
tinsi poscia
in loco lugubre,
il quale
inesigibile
permane
in mia
indarna puerile
memoria,
sull'ascia degli
amori che
defungono
nel Fiume
della vita. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
La riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta Legge.
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«Nel Flumen Vitae, ci costellano amori "d'una indarna memoria puerile, che ci conducono presso "I campi e i fragorosi effluvii delle Erinni e di Etra, trassinandoci presso il regno cocente dei Mani ove vi è trascritto il nostro ramingo fato "D'Augello della vita, per la vita, nel Fluire degli amori che defunsero nell'infinito e lauto Fiume, tonando con placido e lieto aere il deambulo leggiadro dell'amor d'una venusta Venerea la quale coglie con dardi il flauto flebile d'Eros, con il quale decanta l'amor che ha trafitto il suo flebile ed insano ventre.» |
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