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| Nella vasca di piene di luna
mi sono denudata di una luce
distrattamente partorita in ginocchio,
sbiancando di differenti colori per
impastare ritratti riesumati di te.
Il cielo divorava pianti di anestetici confortevoli.
Neanche le nubi, rivestite da profili
di nuovi arrivi, mi avrebbero fatto
fuggire dalle fitte di pioggia spennellata
dai tuoi caldi passi grondanti.
Nella vasca sudata di corse addobbate
da silenzi annullati, mi sono immersa.
Chiudendo le tende di un teatro sorpreso
ad abolire monologhi sul destino di gomma
galleggiante di papere, rotolavo in
abbracci di colli reclinati.
Il cielo si fermava a fare la doccia altrove.
Nemmeno le nubi dall'espressione impenetrabile
avrebbero stonato di pareti chiuse sul nostro
soffitto aperto di canti intonati da carillon, che
non danzano più su freddo plastificato.
Nella vasca riempita di fiati eccitati, mi sono
pizzicata la carne per sentire e divenire
indivisibile dal solletico di bolle soffiate
dalle labbra dei tuoi polmoni dischiusi.
Aprendo pori su pelle incubata nei calici
di brindisi già stappati, svuotavo
bicchieri di solitudine.
Il cielo salutava orecchie sorde, rompendo
vetri di voci risposte.
Neanche le nubi vestite di armadi ammaestrati
di buio a rinchiudere raggi estivi, avrebbero
sciupato le vesti dei nostri corpi cuciti d'anima.
Nella vasca lacrimante di rubinetti claustrofobici,
vomitavo brandelli delle ultime pagine d'album
per asciugare i nostri umori finali nelle strette
di braccia bagnate, e scivolarci di guai con
mani su foto iniziali di nuovo ingrandite.
Il cielo, sincronizzato su parabole di ricordi,
si pettinava liscio per balli da incorniciare.
E così,in quella vasca di piene di luna, ti
incontro ancora, ascoltando rumori scroscianti
di carta stirata e lettere rispedite immobili dalla
voce di onde asciugate da favole.
Ti trovo, di nuovo, sotto un soffitto di chiome
luccicanti, dove nemmeno le nubi irrigidite mi
impediscono di riposare su mattonelle di un
mare accolto per mano. La tua.
E così,il cielo, svuotato di luna, esce dalla vasca
per vestirmi di albe... per rivestirci di luce che
tarda ad agonizzare su noi. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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