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Era bello, bellissimo, bello da togliere il fiato.
si convinse di non avere solo 7 gradi di coscienza,
ma di averne persino 10.
ma aveva solo briciole di cuore.
troppo pesante, una coscienza così alta, per uno dal cuore trppo stretto.
stretto da non riuscire a contenere sfarfalleggiare di orizzonti
pieni da scoppiare! tanto che la coscienza diventò vuota follìa,
e di questa follìa si innamorò,
se ne innamorò come di un amante
e passava notti intere a cullarla, dedicandole svenevoli canzoni
appioppandole nomignoli zuccherosi, adorandola come una dea.
una dea che gli dettava cànoni assoluti,
gli imponeva fili spinati, maschere di opportunismo e maschere di stravaganza
e sempre la boria di salire ai gradi più alti di coscienza
barricandolo in cliché di vuoto candore
Ma stringendosi a sè stesso, rannichiandosi in sè stesso,
ripiegò fino al grado del povero Narciso,
il quale, poi, proprio colpe non aveva,
solo una grande miseria (poveretto)
la miseria di non vedere l'altro
e sempre chiuso in quell'immagine esclusiva,
annegò, svanì, si dissolse, perché da lì via d'uscita non c'era!
cosa potè salvarlo? la sua bellezza? i suoi geniali pensieri?
oh, no! anche quelli scesero in basso,
anche quelli più alti: tutti in pappa!
cosa poteva salvarlo? i suoi orgasmi cerebrali?
le sue emozioni da vertigine? oh, no!
i suoi discorsi certosini, linguaggi forbìti, incastonati in cesellature d' oro?
quale di questi losalvò, e quale si salvò?
neanche uno! scivolarono via, azzerati,
come acqua del fiume, come foglie di morte, foglie morte
e le griglie, le griglie tracciate sulla carta, indispensabili
per pianificare ogni cosa, ogni giornata?
diventarono griglie di un forno dove bruciare
sbarre di una prigione, imbrogliando matasse di sentieri
Che dolore quella vita stupenda, morta nella freddezza di uno specchio
(maledetto specchio di vanagloria: trappola da uccellatore) Volano via, sempre, le parole vuote, in un RAP di INEDIA INETTA, in un rap repentino
di barattoli vuoti a perdere.
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