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Poesia sul tema Il posto dell'amore
Ricordi l'onda rinforzata dal libeccio
che fioriva coi suoi semi di schiuma sulla roccia
spiegando le prime curve della costa?
Un riflesso glaciale nei capelli spiazzati dal sale
era quel merletto lunare. Settembre aveva il ritmo infantile
dell'ultima notte delle stelle affrante
portate via dalla propria luce.
Assorti, o piuttosto cauti, reggevamo il silenzio
senza un riccio di paura e la lama d'ogni parola
ci apriva come fossimo cantine vuote
e botti amare.
Soli senza esserlo, tremavamo.
Acqua e mani erano sorelle nelle stesse memorie.
Ai polsi intese gemelle: uguale pelle,
uguali odori rughe dolore.
Dita liquide alla vita e sulle rive. La distanza
tra le loro bocche era un palmo ma non si baciarono mai
che non fosse estate piena e luna amara.
Che profezia di voce aveva ogni tuo sguardo!
Parlava per noi il vento che non sapevamo limitare.
Senza timori, la tua gonna all'orza
era un mantice di desiderio, e le gambe!
Oh, le gambe intrepide! Affustellati remi
nell'uragano dei primi sensi:
gambe di giunco al limitare dell'onda!
Ginocchia spigolose e ripide per i miei sonni corti.
Cosa saranno oggi, che il tempo ci mulina?
Che noi sarebbe il noi che non è stato?
Ti porto identica nell'unico diario della vita
tra quel ti amo cara che non ti dissi
e quel cara per sempre che non cancello. |
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