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Lupo nero e fulvo di setoloso pelo
che t' aggiri nel silenzioso guado,
fascio di nervi e fuoco al cuore,
antichi come i guaiti del passato
ora maturità al soglio della neve...
dimmi: chi t'ha formato, Lupo,
donandoti quel fremito deciso
in ogni accorto passo sotto le stelle
o la scioltezza di quel possente salto
nella calura di una caccia estiva?
Dimmi, cosa rallenta il tuo ascolto
quando immobile trafori buio e notte
e vibri muscoli d'attesa raggelante
per spiccare il balzo sulla preda?
Quale dio ti formò così forte,
perfetto mimetico viandante
di tante foreste di rugiade lacrime
a cui attento t'avvicini ancora a bere
scegliendo solo tra le bellissime?
E chi ti trasformò in suo nemico
dipingendoti come fuoco d'odio
a te, invece, naturale antipodo
come è la quiete alla tempesta?
Ma ora è finita, Lupo... arrenditi!
Hai già gioito rotolando cucciolo
tra terra amica ed erba fresca
in quel correre al naturale stimolo
con cui forgiasti la tua crescita
fino al silente approccio
con la solleticante usta
che portò a te compagna
e a lei l'ebbrezza e sboccio
di dono di femminilità natura...
Hai già goduto a lungo, Lupo,
la meravigliosa indocile libertà
che ti fece ululante fiera...
Ora che sei vedovo di tempo
e vivo solo a metà...Lupo...
accucciati nell'ultima brughiera
sotto la notte e le tue amate stelle
e deponi al sempre ogni ansietà,
svestendoti di quella dannata pelle
della troppo dolorosa tua immortalità. |
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