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«Gettar via la maschera, in questa poesia e per me, è l'annullamento dell'ego, il liberarci dalle identificazioni con noi stessi, la mente, il corpo, il senso dell'io faccio, io penso, io sono... Quando l'IO cessa di esistere finisce ciò che è limitato e si diventa l'UNICO, ILLIMITATO ESSERE, o Dio. Allora solo siamo per sempre totale beatitudine. Finché continueremo ad identificarci a qualcosa, continueremo a essere finiti, limitati, e quindi a soffrire, a provare soltanto piccole gioie... - Comunque, io "non ho tolto ancora la maschera", ma ci sto lavorando. Non è un'impresa facile.» |
Inserita il 03/01/2010 |
Tante maschere celano il mio volto,
di tante vesti mi sono velato nelle illusioni,
vita dopo vita, sogno dopo sogno.
Ho giocato a fare il pirata, avaro,
maligno, impietoso, avido solo di denaro.
Ho vissuto nella povertà e negli stenti,
ho curato gli storpi, i profughi e gli infermi.
Ho conosciuto la ricchezza, padrone di navi,
fortunato grazie al sacrificio dei miei avi.
Con la vita ho giocato, le sue gioie ho assaporato,
ho cercato l'amore, il potere ed il piacere...
Ah! Cos'è il piacere?
Ei è l'ombra imago dell'om fuggente,
che'l segue sempre
e mai l'abbandona!...
Poi che noia e affanno son sorti nel mio cuore
e dolore, vecchiaia e morte,
son giunti inattesi a rimembrare il mio Signore,
e distrutta hanno la rete in cui mi torcevo,
avvolto dalle mie stesse spire arrotolato,
allora ho scoperto, con mia grande sorpresa,
che ogni quando una maschera ponevo
sul mio volto scuro ed annebbiato,
quel signore tosto io diventavo e con lui gioivo
e poi soffrivo,
dimentico della mia vera ragione,
illuso da quel fantasma creato dalla mia mente,
mi perdevo nel labirinto da me forgiato.
Poi che un giorno mi svegliai da quel triste torpore,
bruciai ogni maschera nel fuoco interiore
e vidi che io ero l'unico Signore
e di pace e letizia era colmo il mio cuore
e libero volavo oltre il mondo delle apparenze,
mai più legato alle catene del divenire. | |
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Questa poesia è pubblicata sotto una Licenza Creative Commons: è possibile riprodurla, distribuirla, rappresentarla o recitarla in pubblico, a condizione che non venga modificata od in alcun modo alterata, che venga sempre data l'attribuzione all'autore/autrice, e che non vi sia alcuno scopo commerciale.
«Ho scritto anche una commedia "Il gioco delle maschere", simile nel contenuto, anche se molto diversa, a questa poesia. Essa è l'espressione dell'idea, sviluppata da tanti autori, tra cui Shakespeare, che la vita sia una commedia, e che ogni cosa che facciamo, ogni lavoro o ruolo che abbiamo nella vita, sia come indossare una maschera... E con quella maschera noi soffriamo perché non ci permette di vivere il nostro vero sé, l'Infinito beato che è in noi, da sempre. Questo secondo il pensiero orientale.» |
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