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Come mille sospiri di amante scomparsa,
veleno mortale che scioglie le membra,
rintocco di notte che prelude al giorno;
l'oblio reclama chi alla fonte consacrò la carne, dandola in pasto
alla schiera dei demoni, che ormai bruciano dentro,
solo per lui.
C'è forse merito o lezione da rivendicare?
Che le astuzie di questa
ed altre mille vite non possano fermentare in lui,
come dentro al cadavere che cammina,
ebbro di se, più morto che vivo?
è forse questa la sola consolazione: spento da tempo,
esiste ma non vive.
Gli ansiti e le speranze dei tanti e tanti giorni,
gloria degli animi semplici; la schiera degli amori
e degli amici e i torti, che altri gli han cucito addosso:
sudario ornato a festa, maschera di gioia riflessa
in uno specchio rotto, che lo ha cullato poco e pugnalato troppe volte.
Simil parata merita il suo cuore e questa può
tacere il resto o è solo una catena, che lo trascina a fondo
e con dita torbide e morte, lo avvinghia ad altri tempi
ed altre menti e sorti?
Sia esso dono divino o maledizione infernale,
il figlio dell'attimo che muore, il Poeta delle anime Pie e
delle nefandezze immonde, è stato tra gli uomini un esule triste,
che chiuderà mente e le sue porte,
per donare tutto di se, persino il vento
che lo tormenta ogni notte, al male! | |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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