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Questa è una poesia erotica: se può turbare la tua sensibilita o se non hai più di 18 anni dovresti evitare di leggerla.
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Amo i tuoi abissi d'angoscia,
pozzi incuneati nel ventre della terra.
Amo la tua gioia sublime,
picca puntata a squarciare il cielo,
di Icaro ha le ali.
La gaiezza di bimba si frantuma
sul selciato della tua dura età.
Sogni come foglie secche tra pagine ingiallite,
svaniti all'alba, popolano il Limbo dei non nati.
All'orizzonte della speranza s'addensano le fosche nubi della ragione.
Andare, dicevi, e non ricordare.
Andare, volevi, e non ritornare.
Respirami se son la via dell'oblio,
struggimi, ogni parte lambisce di me la brama feroce di penetrare,
ancora e ancora, l'intimità tua.
Rapito, percorro il tuo corpo glabro
ammantato di penombra,
soavi effluvi urgono in me il desiderio
di suggere il tuo umore salso,
ardente d' impulsi, avvinto alla tue sinuosità.
Né passato, né futuro, appaghiamoci ora.
Il peccato ci prenderà per mano, appaghiamoci dunque.
Consumiamoci come amanti disperatamente gaudenti
cui smunta carta da parati è concessa per firmamento,
torva occhieggia dal soffitto la luna, solo per noi.
La strada per l'inferno è una discesa lieve, bruciamoci.
Crepiteranno le fiamme del nostro impeto in un falò d'amore.
Di noi, testimone muto, un pugno di cenere rimarrà,
disciolto nelle oscure acque d'Acheronte.
Invano reclamerà le nostre presenze Caronte. |
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